SUL SOGNO … RITROVANDO WILLIAM SHAKESPEARE

Massimo Cacciari e William Shakespeare. Quali relazioni di pensiero possiamo scoprire fra il filosofo e pensatore veneziano del nostro secolo e, il drammaturgo vissuto a cavallo del XVI e XVII secolo, considerato una punta di diamante della drammaturgia occidentale? Ieri sera al Teatro Verdi di Padova, Cacciari è tornato a parlare dello scrittore inglese nello spettacolo teatrale: Sul sogno. Letture shakespeariane da Sogno di una notte di mezza estate.

Possiamo certamente parlare di un ritorno poiché egli ha già trattato dei temi centrali del Bardo negli scorsi anni. Ricordiamo la sua analisi del potere nel libro: Re Lear. Padri, figli, eredi edito nel 2015 e Hamletica del 2009, dove il filosofo ribalta su più piani il tema del senso dell’azione umana.

Lo spettacolo Sul Sogno, rappresentato lo scorso anno al Teatro Goldoni ha visto ieri la partecipazione numerosa del pubblico padovano interessato ad un argomento che fa parte del nostro vivere in maniera pregnante. Il sogno, nelle parole del filosofo diventa quasi quello che ci caratterizza maggiormente come esseri umani, specchio, per assurdo, più specifico della nostra “oggettività”, del nostro essere. Perché?

 Diventa intrigante la spiegazione. Il pensiero logico che ci è peculiare potrebbe essere emulato dall’intelligenza artificiale che copia la nostra, in fasi forse sempre più evolute, ma il sogno no. Questa parte di noi, questa categoria, se vogliamo, non rientra in qualche cosa che uno di noi potrebbe ricreare in laboratorio.

Il sogno è un unicum, un’altra vita che ci appartiene, un diverso mondo dove abitiamo quando sprofondiamo nel sonno. Li può succedere di tutto, quello che durante il giorno potremmo solo immaginare, ma che non sperimenteremo mai come durante “la vita onirica”, dove tutto è pienamente tangibile per il sentire della nostra pelle. Ci sono tuttavia sogni belli e brutti sogni, ossia incubi.

Una dialettica che riproduce quella tra il Bene e il Male, tra positivo e negativo, in un ribaltamento sempre possibile, nell’estrema varietà dell’essere e dell’esistere e della sua intrinseca mutevolezza.

Sul fondale del teatro Verdi è apparsa l’immagine ingrandita dell’Incubo, il celebre dipinto del pittore svizzero Johann Heinrich Füssli che ha reso più affascinante ai nostri occhi il significato dello spettacolo. Nell’opera il piano del sogno che si concretizza nelle due figure del cavallo e di Incubo, il mostriciattolo dall’aria grottesca che incombe, schiacciando il petto della giovane stesa è stato, come in molti sanno, successivamente letto alla luce delle teorie legate all’interpretazione dei sogni di Sigmund Freud.  Esso apre una finestra sulla parte per noi più nascosta e irrazionale della mente e sui confini che uniscono o, forse meglio dividono il pensiero logico da quello non spiegabile con gli attuali strumenti dell’uomo.

La messa in scena della commedia Sogno di una notte di mezza Estate di Shakespeare che ci ha portato in una foresta incantata dove il distratto spiritello Puck, senza dolo, disinnamora gli amanti appassionati e li ricombina in altre coppie secondo alchimie che scombinano le menti e gli animi dei giovani protagonisti, sembra disegnare anche una nuova legge dell’Amore, di questa forza capace di creare e di disfare la vita. Amore si può legare a ragion di Stato, a potere, ingiustizia, infelicità … per una dialettica del vivere che può essere confronto feroce, dilaniante come il contrasto tra il Bene e iI Male. E il Sogno può sconfinare nel Reale.

Il tema del sogno si lega nelle intenzioni del filosofo a quello di Utopia. L’argomentare di Cacciari prevede un confronto tra due testi di William Shakespeare quali Il sogno di una notte di mezza estate e La tempesta. Quest’ultimo sarà il tema della piece in programma al Teatro Verdi il prossimo ventisei febbraio.  Gli spettacoli aspirano a dimostrare la fecondità del pensiero shakespeariano nel mondo contemporaneo.

Essi vengono realizzati con la regia di Leonardo Tosini, l’adattamento di Giorgio Sangati e sono a cura di Massimo Cacciari. Interpretano la commedia shakesperiana: Riccardo Bucci, Gaia Magni, Federica Chiara Serpe e Massimo Scola.

                                                                  Patrizia Lazzarin