
Siamo nella Corea del Sud dopo la fine della guerra civile, con la bionda Marilyn Monroe, icona di prorompente vitalità che canta Anything goes a centomila soldati americani che sono stati in fila più di sette ore per poterla vedere e sentire. Corre l’anno 1954 e tutte le immagini girano come in una moviola d’altri tempi recando la nostalgia di quanto è bello ma finisce, perché è fragile o semplicemente intensamente umano. La carica emotiva di quel momento storico sembra rinascere come una fenice dentro le opere dell’artista coreana Oh Myung-Hee che ricostruisce fra i rami degli alberi di ciliegio, da cui cadono come pioggia fitta, fitta, piccoli fiori rosati che risplendono della bellezza della madreperla, le immagini della madre, simbolo della tradizione coreana e dell’attrice e cantante Marilyn Monroe.
Accanto queste due figure profondamente diverse, ma rese entrambe accattivanti ed evocatrici dalla danza dei fiori nell’aria e dal volo degli uccelli, Oh Myung-Hee pone la foto di Hye-Seok Nah, una femminista, scrittrice ed artista coreana che ha ispirato la battaglia per i diritti civili delle donne del suo paese. Il progetto artistico che reca il titolo The days were snowy but warm, nevicava ma faceva caldo e che riprende letteralmente le parole che la Monroe disse allora, rilegge la storia con la S maiuscola degli anni Cinquanta, nel sud est asiatico, attraversato da lotte intestine nella ricerca di equilibri politici, e diventa al tempo stesso testimonianza e formale denuncia della situazione femminile in quell’angolo del mondo.
Le sue creazioni le possiamo ora anche ammirare nella mostra collettiva d’arte contemporanea Personal Structures – Reflections promossa dall’European Cultural Centre (ECC), una rete intellettuale e culturale a carattere internazionale che opera in Italia, Belgio, USA, Giappone, Russia e Sud Africa. ECC Italy è un ramo ben consolidato del più grande European Cultural Centre e ha sede a Venezia. Le mostre ed eventi da loro organizzati hanno luogo in due palazzi veneziani e in due giardini, ognuno con una sua particolare atmosfera e linee guida: Palazzo Mora, Palazzo Bembo, Palazzo Michiel e i Giardini della Marinaressa. E proprio a Palazzo Mora, nel sestiere di Cannaregio, che al piano nobile mostra alcuni affreschi attribuiti a Tiepolo, veniamo a conoscenza della liricità del mondo figurativo di Oh Myung-Hee, una donna che esprime la doppia emozione di felicità e tristezza adoperando un materiale delicato come la madreperla.
La sua pratica lavorativa scrupolosa richiede pazienza e tempo e ricorda il lavoro artigianale delle donne coreane. La madreperla rammenta anche i gioielli nuziali delle madri e le giacche in ramiè della nonna conservate con cura. Sempre dalla sua terra proviene la tecnica pittorica con cui dipinge fiori ed uccelli per intrecciare le fila dei ricordi che si stemperano per ricreare la magia di luoghi e tempi. Questo aspetto diventa cruciale nell’opera con al centro una grande foto di famiglia: un ritratto patriarcale di dimensioni monumentali immerso nella vastità di petali di fiori, dove la moglie e la concubina del nonno appaiono attorniati da un grande numero di figli, nipoti e pronipoti generati da quelle unioni.
Il progetto artistico che vediamo a Venezia, come l’artista spiega, si origina proprio dal ritrovamento di quella vecchia immagine del suo avo e a lei è servita per mettere in evidenza l’asservimento della donna alla società maschilista del tempo. Tale era la situazione in Corea, ma nel mondo in generale allora non si respirava una grande aria di libertà. Lo testimonia proprio quella Marilyn che per venire in Corea per cantare Anything goes, si separò dal marito Joe di Maggio per un breve periodo per evitare discussioni con il compagno, la cui gelosia ed oppressione comunque avrebbero contribuito, dopo otto mesi, al suo divorzio. La pittura dell’artista coreana accanto alla rivendicazione della libertà di espressione femminile è anche un canto che illumina la vanitas della vita.
Le luci di madreperla che risplendono e sfumano nei suoi uccelli, fiori, alberi o nella grande luna cantano la fragilità della bellezza e catturano il momento apicale della sua scomparsa, dove ogni creatura rivela la sua autenticità. Dolore e gioia si inseguono nella vita degli uomini. Ogni primavera ci riporta la rinascita e con essa la speranza della vita. Dentro lo scorrere del tempo e nelle opere di Oh Myung-Hee cogliamo il fascino ed il sapore dei ricordi che ritornano nelle cose quasi come un eco delle sensazioni che appartengono ai profumi delle madeleine proustiane.
Patrizia Lazzarin