UOMINI CONTRO.

LA LUNGA MARCIA DELL’ANTIFEMMINISMO IN ITALIA.

Quanto si diramano nel profondo le radici  della misoginia? Attraversando un secolo la scrittrice Mirella Serri ne fa emergere le caratteristiche, i luoghi e le persone che l’hanno sostenuta issandola come una  bandiera e le tante donne  che sono state costrette a viverla sulla loro pelle ogni giorno. Il suo libro: Uomini contro. La marcia dell’antifemminismo in Italia riassume nel titolo concetti chiave. Contro chi? Le destinatarie di questa politica discriminatoria sono state le donne italiane.  La seconda parte del titolo: La marcia dell’antifemminismo in Italia ne chiarisce  ancora meglio il significato.

 Parole che pesano come pietre e fanno sentire il rumore di quei passi di “finti guerrieri” che con la loro paura hanno costruito un’arma per intimorire la nuova intraprendenza e consapevolezza  femminile che vedeva la luce nei primi decenni del Novecento. Da Mussolini e i fascisti  a  Stalin, dai comunisti  ai  neofascisti del dopoguerra fino al caso del massacro del Circeo che ha scosso le cronaca del tempo e inquieta profondamente ancora  oggi, la Storia svela occasioni di violenza psicologica, fisica o entrambe verso la donna. Mussolini nella sua concezione di macho e ostentata  virilità aveva promosso  le case chiuse mentre relegava le donne all’interno delle case  a far figli. I bordelli diventavano le  palestre da consigliare e frequentare perché  gli uomini conservassero la loro gagliardia. Patria, famiglia e bordello era lo slogan più o meno dichiarato.

 Gli uomini erano considerati   guerrieri e le donne venivano invece  allontanate  dalla vita pubblica attiva. Bisognerà aspettare che il progetto di legge presentato dalla senatrice socialista Lina Merlin venga approvato nel 1958  perché le case chiuse cessino legalmente di esistere. La concezione misogina  non sparirà infatti dopo il secondo conflitto mondiale che aveva visto la partecipazione femminile sia nella lotta armata sia nell’attività di sostegno e di coordinamento. Al  contrario nel clima di guerra fredda degli anni ’50 si cercherà di ostacolare la loro crescita politica ed economica.

 L’ascesa di Nilde Iotti nel partito comunista, figura  che proveniva dal mondo cattolico, la sua relazione con il segretario generale Palmiro Togliatti che nel panorama europeo per prestigio era secondo solo a Stalin, il  ruolo di Nilde anche nella Costituente e la sua difficile battaglia per i diritti delle donne che a un certo punto è costretta ad abbandonare per ragioni da lei indipendenti, rivelano il clima  “bastardo” di quel tempo “maschile”.

Il libro ritorna su tante storie  forse non ben note o sconosciute soprattutto alle ultime generazioni e ci racconta un  tempo scandito per tappe che misurano il progresso delle donne verso l’acquisizione di  maggiori diritti.  Nella Storia narrata da Serri   non passa inosservato e mostra stonature l’atteggiamento in molti casi delle stesse donne volte ad impedire la conquiste femminili.  In politica spesso poi esse  sono state  strumentalizzate o  è stato fatto loro lo sgambetto anche dai compagni di strada. Berlusconi temeva le femministe. Verso la fine  del libro l’autrice dedica spazio a spiegare  quella che lei definisce la mercificazione berlusconiana della donna e ne illustra l’immagine che ne veniva offerta  negli spettacoli delle televisioni del Biscione. I discorsi che circolavano in quegli ambienti  paiono far intendere che sesso e politica si legavano  per fare carriera.  

Certamente non si può rimanere indifferenti anche al controllo esercitato da alcuni esponenti del partito comunista sulla vita  di Nilde Iotti e la sua  difficoltà a far capire ai compagni che il progresso delle donne  avrebbe anche  significato aumentare l’elettorato favorevole. Parentesi oscure si aprono poi nel libro  per farci intendere, come recita il titolo di un’acquaforte  del pittore Goya che il sonno della ragione genera mostri. La  figura di Julius Evola,  guru  della filosofia del Male   che disprezzava fortemente le donne e gli ebrei, si erge inquietante negli anni del dopoguerra. Egli volle e seppe insegnare la violenza e la discriminazione ai giovani  degli ambienti neofascisti pronti ad ascoltare  chi incitava alla vita da combattenti, anche se poi le azioni che riuscivano a compiere si potevano definire solo delitti. Delitti contro le cose, furti e rapine, ma soprattutto verso le donne ridotte a schiave del piacere, stracci da gettare dopo averle usate o tentato di farlo come nel caso del Circeo.

 Calarci nel libro della scrittrice significa entrare  nella Storia dell’ultimo secolo e vederne tutte le potenti contraddizioni, conoscere le battaglie per i diritti combattute dalle italiane  dal semplice diritto di non poter essere licenziate, quando si sposavano, fino al desiderio poco compreso di Carla Lonzi che si era battuta per far capire  la specificità del mondo femminile. Il genere femminile  doveva diventare libero di esprimersi senza  doversi omologare a quello maschile. Pensiamo alle stesse scrittrici di allora che volevano essere chiamate scrittore e non scrittrice … È una Storia quella di Serri  e sono tante le vicende che meritano di esser lette e fatte conoscere.

                                                                   Patrizia Lazzarin