
La rassegna che è stata presentata ieri alla stampa e si aprirà domani nelle suntuose sale di Palazzo Ducale a Genova, svela per la prima volta in Italia, in un’esposizione a lei dedicata, l’opera di Berthe Morisot, la pittrice francese, appartenente al gruppo degli Impressionisti, rimasta nell’ombra, nonostante sia stata presente in modo costante alle esposizioni del movimento francese. Lo spiega la curatrice della mostra, Marianne Mathieu che da alcuni decenni studia questa corrente artistica ed è stata autrice di varie scoperte. Essa ha rivelato che Morisot non espose i suoi quadri, solamente in un’unica occasione. Questa fu la mostra del 1879 poiché era nata da pochi mesi la figlia Julie.
La mostra a Palazzo Ducale che ha luogo nel 150 anniversario della nascita del gruppo degli Impressionisti rafforza dunque anche il significato dell’attività artistica di Morisot, inserendola a pieno titolo in quel gruppo di giovani che rifiutati dal Salon Ufficiale che riuniva gli artisti legati all’Académie des Beaux-Arts della capitale francese, il 15 aprile del 1874 si riunirono in segno di protesta nello studio del fotografo Felix Nadar per esporre le loro opere. Essi erano Edgar Degas, Paul Cézanne, Pierre-Auguste Renoir, Camille Pissarro, Alfred Sisley, Claude Monet e una sola donna – pittrice: Berthe Morisot.

La rassegna si configura come un progetto inedito che non sarebbe stato possibile se non ci fosse stata la collaborazione tra il Palazzo Ducale di Genova e il Museo di Belle Arti Jules Chéret di Nizza assieme ad Electa, anche editore del catalogo. Come ha riferito Johanne Lindskog, la direttrice del Museo di Belle Arti di Nizza, la mostra di Genova si presenta come un’autentica scoperta grazie ai prestiti inediti concessi dalla famiglia Morisot. Il nipote, in particolare, che continua a lavorare per il riconoscimento del lavoro della pittrice ha permesso di allargare le nostre conoscenze grazie alla condivisione del suo sapere, insieme ai contributi del comitato scientifico di questa rassegna, ha commentato.
Berthe Morisot nasce nel 1841 a Bourges da una famiglia di alti funzionari e la madre per donare un disegno delle figlie al marito, le iscrive ad un corso di pittura. Per Berthe l’amore per la pittura si rivelò subito determinante e dovette combattere per poter realizzare il suo sogno perché a quel tempo le donne non potevano frequentare l’Accademia e quella dell’artista non era considerata una professione adatta ad una donna. Avrà modo comunque di avere buoni maestri, come ad esempio Corot, e durante una delle sue esercitazioni al Louvre conoscerà nel 1868 Édouard Manet, di cui diventerà anche modella, e di cui sposerà in seguito il fratello Eugène. Berthe come ha detto la curatrice entra una famiglia che le permette di essere borghese, ma soprattutto artista.

La scelta di Palazzo Ducale come sede della mostra nasce anche dall’esigenza di far conoscere l’influenza che i due soggiorni in Riviera di Morisot, negli inverni 1881-1882 e 1888 -1889, dove lei si era recava per portare la figlia, ma dove anche dipingeva, hanno avuto sull’evoluzione della sua pittura. I colori chiari, le pennellate sempre più libere hanno subito una forte spinta da questa esperienza. In mostra, di questo periodo, si ammira anche Barca illuminata (1889): l’unico notturno mai dipinto dall’artista. Sulla costa mediterranea, inoltre, Morisot si dedica alla rappresentazione della vegetazione locale e gli aranci diventano uno dei suoi soggetti privilegiati.
Il percorso di visita si snoda attraverso undici sale dell’Appartamento del Doge e ha uno svolgimento cronologico che segue l’evoluzione della pittura di Morisot: dalle prime copie al Louvre – in particolare di artisti italiani, e tra questi, Veronese – alla svolta impressionista. Vedremo anche in una ricostruzione, il progetto di arredo che realizza nel suo salone-atelier riprendendo l’architettura della chiesa del Gesù nella vecchia Nizza.

Nella sua pittura si evidenzia il passaggio dalle tonalità più scure dei primi anni ‘70 a quelle sempre più chiare che si avvicinano ai toni del pastello. Il suo tocco diventa progressivamente più libero, facendosi rimproverare, come tutti gli impressionisti di non saper dipingere. Morisot, come dimostrano anche le incisioni, conosce invece il disegno, ma predilige il non finito, tanto da essere chiamata l’Angelo del non finito. La pittrice non ha necessità di vendere e si può permettere una pittura radicale. Ama ritrarre giovani fanciulle, simbolo di grazia e di vitalità. La figlia Julie sarà la sua modella preferita.
Dopo la morte dell’artista, la figlia dedicò la sua vita per farne scoprire al grande pubblico l’opera, anche grazie ad un grande lavoro di documentazione. Una storia di donne che è esemplare e che è raccontata in uno degli spazi della mostra. Ritroviamo Julie, le nipoti e bambine e bambini che si nutrono della bellezza che nasce dalla sensibilità di Morisot, al punto da poterla definire anche “pittrice dell’infanzia.
La mostra “Impression, Morisot”, sostenuta dalla Regione Liguria e dal Comune di Genova è visitabile dal 12 ottobre 2024 al 23 febbraio 2025. Più di 80 opere, tra dipinti, acqueforti, acquerelli e pastelli a cui si aggiungono documenti fotografici e d’archivio, permettono di ripercorrere la vita dell’artista che ha scelto e perseguito la professione di pittrice, condivisa non solo con i più grandi artisti dell’epoca che frequentavano abitualmente il suo salotto del giovedì sera, ma anche con figure di intellettuali quali Stéphane Mallarmé ed Emile Zola.

Patrizia Lazzarin