PAUL GAUGUIN A VIENNA FINO AL 19 GENNAIO

Da inizio autunno Bank Austria Kunstforum, a Vienna, ospita una grande retrospettiva sull’opera di Paul Gauguin, la prima in Austria dal 1960 e che potremmo visitare fino al 19 gennaio 2025.  Circa 80 opere illustrano la ricerca del pittore francese, tra i più influenti innovatori nell’arte tra Ottocento e Novecento. Tra dipinti, grafiche e sculture, vedremo il linguaggio di Gauguin prendere forma opera dopo opera, viaggio dopo viaggio, lasciandosi alle spalle la tradizione e aprendo la strada all’era delle avanguardie.

La mostra accompagna Gauguin dai suoi esordi come post-impressionista fino al suo ruolo pionieristico, come uno dei padri del modernismo e abbraccia tutte le sfaccettature della sua opera: pittura, grafica e scultura.

Gauguin giunto all’arte in età matura, fu introdotto da Pissarro nella cerchia impressionista partecipando alle esposizioni del gruppo dal 1879 al 1886. Una profonda critica nei confronti della moderna civiltà industriale lo porterà sempre più lontano da Parigi. Nel corso di un soggiorno a Pont – Aven, in Bretagna, si unisce alle ricerche intraprese in quel momento da Bernard e Anquetin che cercavano di sostituire al cromatismo vibrante e all’apparenza sensibile e transitoria dell’Impressionismo, una pittura ad ampie zone di colore piatto e unito, circoscritte da contorni scuri.

La scelta della Bretagna come paese che ha conservato genuine le tradizioni popolari – secondo quanto suggeriva Flaubert e la contemporanea letteratura da viaggio – precede e segue i viaggi a Tahiti, dove affascinato dal mistero del paesaggio e dalle popolazioni polinesiane, egli recupera il valore magico ed emotivo dei colori e la sacralità dei miti indigeni.

 Con la crescente affermazione delle tendenze idealistiche in ogni campo dell’arte, la pittura di Gauguin si carica di sempre nuove e complesse simbologie che rimandano all’arte indiana, alle stampe giapponesi, la cui moda si era diffusa in tutto l’Occidente e all’arte precolombiana che egli conosceva per tradizione familiare.

 Tra il 1888 e la fine del secolo Gauguin dà vita ad una serie straordinaria di rappresentazioni “sintetiche”, cui giunge attraverso una riduzione del dato naturale fondato sulla visione di memoria. Ai giovani che lo guardavano come maestro carismatico raccomandava: “Non dipingete troppo dal vero. L’arte è un’astrazione, traetela dalla Natura sognando davanti ad essa”.

Quasi fosse un testamento morale, l’ultima sua opera – Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo? – si pone come estrema e dolorosa meditazione sul destino dell’umanità, riassunta nei momenti fondamentali dall’infanzia alla vecchiaia.

Oltre che tributo alla tendenza simbolista allora imperante, il dipinto è un’occasione per Gauguin per ricapitolare la sua precedente esperienza figurativa, attraverso il recupero di motivi e personaggi già conosciuti, qui riuniti in una composizione monumentale e decorativa, dove il colore si fa vibrazione musicale per tradurre stati d’animo e sensazioni indefinite e intense.

                                               Patrizia Lazzarin