Rubens (1577 – 1640) Palazzo Reale Milano

RUBENS è stato un grande pittore, per alcuni studiosi il più grande della sua epoca. Era un artista colto, conosceva molte lingue fra cui anche il latino ed era innamorato della civiltà antica che aveva potuto approfondire negli anni della sua permanenza a Roma. Cosa curiosa poi, per quel periodo storico dove le liti fra pittori e scultori dovevano essere il pane quotidiano, la bontà di carattere di Rubens che fu un grande diplomatico come testimoniano i suoi viaggi, e un paladino della pace fra i popoli, da lui considerata come il segno della vittoria della ragione sulla violenza e la brutalità delle guerre.

Peter Paul Rubens, Le conseguenze della guerra, 1637

La mostra in corso a Palazzo Reale a fino al 26 febbraio, intitolata RUBENS e la nascita del Barocco, a cura di Anna Lo Bianco, mette in evidenza due aspetti interessanti: da un lato il legame di questo artista con l’Italia tanto da far dire al noto critico d’arte Bernard Berenson che Rubens era un italiano, dall’altra le reminiscenze nel suo stile di pittori come Caravaggio, Correggio e Tiziano e gli influssi su quelli più giovani da Pietro da Cortona, a Giovanni Luca Lanfranco e Giordano.

A cavallo di due secoli, il Cinquecento e il Seicento, in cui si consuma l’invenzione del Barocco, la rassegna permette di comprendere il contributo del pittore alla creazione di quella strabiliante macchina immaginifica che ebbe il suo palcoscenico principale nella città dei Papi. Rubens rivisita l’antico che studia accuratamente come possiamo vedere dalle copie del suo Taccuino ricco di schizzi e annotazioni e, attraverso una pennellata veloce e impulsiva, ne restituisce la vitalità. Sono figure monumentali quelle che popolano i suoi quadri religiosi e laici, ricchi di un’espressività che cattura gli occhi e l’animo dell’osservatore che non può rimanere indifferente di fronte ai fatti narrati.

Peter Paul Rubens, Susanna e i Vecchioni, 1606-1607

Nei suoi dipinti riconosciamo le pose di statue antiche come lo Spinario dei musei capitolini, il Lacoonte dei musei vaticani o la statua di Ninfa seduta del II secolo d.C. alla Galleria degli Uffizi a Firenze. Ripresa quest’ultima assieme allo Spinario nel dipinto Susanna e i Vecchioni della Galleria Borghese a Roma: opera presente in mostra assieme alla Ninfa seduta e allo Spinario della Galleria degli Uffizi. I capolavori dell’arte greca e romana vengono infatti rivisitati dall’artista e concepiti da angolazioni diverse, scomposti e trasformati in forme nuove.

Peter Paul Rubens, Romolo e Remo, 1611-1612

Nella tela qui sopra uno degli episodi più famosi della Storia antica, che ci rivelano lo studio di Rubens delle fonti iconografiche del passato ma anche la conoscenza degli autori della nostra tradizione letteraria classica come Virgilio, Tito Livio e Plutarco. Sulla sinistra si vede un vecchio, personificazione del Tevere e al centro i due biondi gemelli, che si nutrono dalla lupa, mostrano tutta la bellezza delle loro carni rosate vivide di luce. L’antico rivive nella monumentalità dei quadri religiosi come l’Adorazione dei Pastori di Fermo. Si intuiscono le reminiscenze artistiche di pittori come Correggio e della sua Adorazione nella Gemaldegalerie di Dresda di cui mutua l’impianto dell’opera con gli angeli in alto che qui però, a differenza che nel quadro del pittore italiano, mostrano un’aria concitata.

Si respira l’aria del secolo nuovo, non più bucolica ma barocca. La composizione dipinta a lume notturno mostra la Vergine nell’atto si scoprire Gesù da cui si irradia così la luce che illumina l’intera scena. Il forte contrasto chiaroscurale e la densità delle ombre sono la spia dell’attenzione di Rubens verso Caravaggio. Egli fu uno dei suoi primi ammiratori. La Vergine nella sua bellezza carnosa e levigata come un marmo rende la cifra stilistica dell’autore capace di rendere viva la statuaria antica. E se il fine della poesia è la meraviglia come diceva lo scrittore e poeta Giovan Battista Marino nel Seicento, Rubens univa nella sua opera accanto alla vena classica il desiderio di suscitare emozioni nello spettatore, come nel dipinto Achille scoperto da Ulisse tra le figlie di Licomede, dove sulla scena che si apre su un panorama marino vediamo le giovani donne cariche di turbamento e sorpresa.

Peter Paul Rubens, Achille scoperto da Ulisse tra le figlie di Licomede, 1630-1635

Scopriamo qui come in altre opere di Rubens che appartengono ad una nuova fase, un classicismo che potremmo definire più dinamico, una veemenza nei gesti ed emozioni che si disegnano chiare sui volti. Donne e uomini quasi reali, attori di una scena che ci sembra noi stessi di vivere come nell’opera Marte e Rea Silvia.

Peter Paul Rubens, Marte e Rea Silvia, 1616-1617

L’arte di Rubens si è spesso nutrita di idealità filosofiche. Il mondo delle Idee di origine platonica soggiace e ispira quadri come il ritratto della figlia Clara, dipinto in posizione frontale, fatto raro nella ritrattistica rubensiana, e che si spiega con il desiderio del pittore di cogliere un momento di tenerezza fra lui e la bambina che ha qui cinque anni.

Peter Paul Rubens Ritratto della figlia Clara Serena Rubens, 1615-1616

La bellezza di Clara Serena è idealizzata grazie all’amore che il pittore nutre verso di lei e ci rimanda a una realtà di perfezione, a quel noto mondo delle Idee che leggiamo nei testi di Platone, dove l’immagine diventa ricordo, eco di qualcosa di divino. Le pennellate di luce bianca mentre sembrano quasi sfaldare le vesti come il colletto, restituiscono intera la luminosità e la vitalità di quel volto di bambina venuta a mancare all’età di dodici anni.

Vita e morte nei suoi quadri

Peter Paul Rubens, The Watering Place, 1615 1622

Accanto alla monumentalità nelle sue opere osserviamo un vitalismo che ci avvolge. Rubens è un meraviglioso pittore di paesaggi, capace come pochi di trasmettere il modo in cui la luce e l’atmosfera danno vita alla natura e di raffigurare l’energia e i ritmi in essa presenti. I suoi paesaggi trasmettono l’idea del battito vitale del mondo che ci circonda così il grande storico dell’arte Alejandro Vergara commenta e spiega alcune opere di Rubens come il Paesaggio con arcobaleno o Watering Place. Nei paesaggi vediamo spesso una natura di dimensione cosmica che mostra la sua immensità e bellezza e alcune volte inquieta. E’ un infinito che si svela senza spiegarsi.

Patrizia Lazzarin