Elisa Rossi 2019

Una pittrice veneta in gara con Manet: il nero e le sue luci nei dipinti dell’artista

Montebelluna: Villa Romivo dal 6 aprile al 22 giugno

Un’antica leggenda che ci conduce a Venezia, città dove è nata l’artista, narra di un marinaio che mentre si trovava sulla sua barca viene tentato dal canto delle sirene, ma fedele alla sua promessa sposa con cui a breve sarebbe convolato a nozze non cede al richiamo struggente. Un fatto straordinario ed un’impresa difficile perché il mito racconta che Ulisse si era fatto incatenare all’albero della nave dai suoi compagni per non cadere nella fascinosa trappola del canto delle donne degli oceani. Come dono per la sua forza d’animo la regina delle sirene gli regalò un velo da sposa per la sua amata, intessuto di ricami. Ebbe inizio cosi una gara fra le fanciulle dell’isola di Burano per realizzare anche loro un capo straordinario del loro corredo. Sembrano nascere da una favola i ricami ad olio che vediamo, in mostra a Villa Romivo, a Montebelluna, dipinti da Elisa. Ed un altro racconto, quello dell’anima sensibile della pittrice ci sollecitano ad ascoltare, andando poi ad osservarli. Guardando con attenzione potremmo riconoscere i luoghi nei tratti che compongono la tela: le calli, i campi e le viuzze. Sono gli spazi dove la pittrice ha vissuto, dove sono nate le sue amicizie ed amori, dove si è seduta sulla panchina per leggere un libro e schizzare un disegno o si è fatta incantare mirando un mondo pieno di luci, sospeso fra le nubi del cielo e i raggi del sole, toccato dalle infinite rifrazioni della luce sull’acqua. Come le antiche merlettaie che dal 1500 nelle estati riempivano le calli e tracciavano con il filo e l’ago: rosette, racemi, fiori ed animali, con cui realizzavano i corredi di spose vicine e lontane, così Elisa con acribia e lentezza riempie gli spazi di un luogo ricco di lontani ricordi. E mentre quei momenti del passato ritornano nella sua mente, lentamente prendono corpo sulla tela quei segni che sono la traccia del suo vissuto di donna artista. Una donna che ha viaggiato in Italia, in Europa e in America ma che è tornata nella terra che ama. Nelle tele della pittrice con figura, noi leggiamo il mistero della natura umana che nel quadro viene celata da un velo trasparente. Quel velo può nascondere ma anche proteggere e ci introduce in uno spazio intimo che essendo proprio della sfera privata, vuole tutela.

Quella stoffa lieve e trasparente poi si modifica ancora come per la magia di una fata che trasforma i flutti dell’acqua in trine e merletti. Quel corredo prende forma e poi si solidifica anche nel nostro immaginario di donne: ieri, oggi o in un vicino futuro, spose. Quel corredo che è un sogno così bello che ricorda le fantasie di donne innamorate. Donne come Elisa che sui tappeti ricamati appesi in mostra poggiano i loro piccoli piedi per trovare il percorso della loro vita che vogliono sia felice. Fra i tanti nomi che hanno intitolato le sue mostre ne cito alcuni che stanno a significare proprio questa ricerca dell’artista dentro il cuore umano, dove il paesaggio interiore diventa il filo o la rete che si allaccia al mondo circostante e lo coglie e condensa in frammenti di poesia: Passaggi. Trame di dialoghi silenziosi nel 2017 a Vicenza, Trasparenze nel 2018 a Treviso, El Poder de la presencia (Il potere della presenza) a Madrid, Ocean: under skin of the sea (Oceano: sotto la pelle del mare) a Berlino nel 2014 e nello stesso anno a Milano: Lo sguardo sul mondo e a Bologna: Personae. L’artista e il mondo, noi e gli altri: in questo binomio una chiave di lettura della mostra che sarà visitabile fino al 22 giugno nelle sale di Villa Romivo di proprietà delle Assicurazioni Generali che ha promosso l’esposizione. Grande affluenza di pubblico ieri all’inaugurazione a cui ha partecipato anche il sindaco di Montebelluna, il prof. Marzio Favero. La mostra presentata da Patrizia Lazzarin è stata organizzata da Sarah Saidmann e Cristina Paon.

Patrizia Lazzarin