Donne nella fotografia: Inge Morath

Parigi, Inge Morath nel suo appartamento in rue de la Chaise, 1959

Un’austriaca naturalizzata cittadina americana, una delle prime collaboratrici della Magnum Photos, una delle più grandi agenzie fotografiche del mondo.

Focus sulla qualità della fotografia che diventa tocco di poesia e ritratto delle persone che hanno vissuto epoche storiche e luoghi diversi: esseri umani colti nella bellezza di un momento fugace e intenso. La mostra che è in corso a Ca’ dei Carraresi a Treviso rivela una fotografa nota alle cronache solo in parte e soprattutto per aver sostituito nel cuore dello scrittore americano Arthur Miller, la famosa attrice Marilyn Monroe, icona che è entrata in tutte le case grazie alle immagini della Pop Art di Andy Wahrol. Inge Morath, nata a Graz da due genitori scienziati, diventerà una delle prime collaboratrici dell’agenzia Magnum Photos che ha annoverato fra i suoi fondatori in primis Robert Capa ed Henry – Cartier Bresson. In questi ultimi anni l’attenzione rivolta alle fotografe artiste sia in letteratura sia nelle rassegne d’arte è cresciuta in modo significativo. In contemporanea e in città non molto distanti possiamo visitare tre mostre che raccontano delle pioniere in questo genere. Dopo Treviso, alle Scuderie del Castello Visconteo a Pavia è visibile l’esposizione su Vivian Mayer, la bambinaia statunitense esponente della Street Photography che andava a “raccattare” nei suoi scatti e ad immortalare la povera gente e le cose buttate per recuperarne la bellezza interiore. Foto poetiche che hanno lasciato un segno. La rassegna che è visitabile alla Casa dei Tre Oci a Venezia fa luce invece su una fotografa combattiva: Letizia Battaglia che ha scandagliato gli intrecci mafia – società a Palermo. Donne che sono cadute, sventrate sul campo di battaglia, nello svolgimento del loro lavoro di fotografe come Gerda Taro, la cui vicenda autobiografica si legge anche nel libro che ha ricevuto il premio Strega lo scorso anno: La ragazza con la Leica di Helena Janeczek. Ognuna di queste figure citate ci riporta un pezzo di storia in parte dimenticata, in parte soprattutto non vista.

Giordania, Inge Morath, 1959

Inge Morath era una grande viaggiatrice, come diceva anche il marito Miller. Parlava in maniera fluida la lingua tedesca, inglese, francese, spagnola, rumena, russa e il mandarino cinese. Ogni suo viaggio era preceduto da una preparazione accurata sulla storia, le tradizioni e la cultura dei paesi che avrebbe visitato. L’umanesimo che plasma la fotografia del secondo dopoguerra traspare negli scatti e nelle parole di Inge: Ho amato la gente. Mi hanno permesso di fotografarli, ma anche loro volevano che li ascoltassi per dirmi quello che sapevano. Così abbiamo raccontato la loro storia insieme. Nelle immagini scattate compaiono persone note che hanno riempito il jet set internazionale della cultura e dello spettacolo: il pittore Pablo Picasso, il drammaturgo Harold Pinter, il poeta Pablo Neruda, il Nobel per la letteratura tedesca Heinrich Bӧll, la scrittrice britannica Doris Lessing, le autrici statunitensi Anaïs Nin ed Erica Jong, il compositore russo Igor’ Stravinskij, l’attrice inglese Audrey Hepburn, la stilista Gloria Vanderbilt e gli scultori Louise Bourgeois e Alberto Giacometti. Alcuni dei suoi scatti hanno regalato l’immortalità.

Madrid, Donna Mercedes Formica al balcone, 1955
Castiglia, L’acconciatura della sposa, 1955

La mostra fa luce anche sulle amicizie di Inge e sui luoghi che negli anni del dopoguerra non erano, per ragioni diverse, facilmente visitabili come la Russia, la Romania, l’Iran o la Cina. In Spagna Inge si recò per la prima volta con Henry -Cartier Bresson nel 1951, ma ci ritornerà più volte ritraendo, oltre alla quasi irraggiungibile sorella di Picasso: Lola, anche Mercedes Formica, l’avvocata che si batteva per i diritti delle donne durante la dittatura franchista. Da questo viaggio come da molti altri sono nati dei volumi che sono stati pubblicati e che raccolgono testimonianze incredibili della realtà sociale ed economica del secondo dopoguerra.

Italia, Scena in un cortile, 1955

Non solo infatti i nomi noti sono colti dall’obiettivo di Inge, ma anche le persone che affollano le vie principali delle città e le fabbriche, o che colorano di umanità i luoghi: i bambini nelle piazze a Venezia, la vecchia venditrice di sogni all’angolo di un palazzo in una cittadina spagnola, il ragazzo di una povera falegnameria in Cina, gli operai che lavano i vetri sui grattacieli di New York o le due giovani in pantaloncini corti che camminano serene, con la bici a mano, sulle strade della cittadina belga di Enghien, negli anni Cinquanta. Brani di vita vissuta che ritorna attuale, estremamente vitale nel sapore conservato intatto. Uomini giovani o vecchi che sembrano con noi camminare nel viaggio straordinario della vita. Francia, Gran Bretagna, Irlanda, Italia così lontane e così vicine nel tempo. Morath negli anni 60’ collabora con uno dei disegnatori più significativi del XX secolo: Saul Steinberg. Il frutto di questa intesa saranno le Maschere di Steinberg negli scatti di Inge: un’ironia lieve che fa sorridere in modo amabile, ma gli sguardi intelligenti o opachi di mille esseri umani o semplicemente il loro essere è certamente la più bella eredità che la fotografa ci ha donato.

New York, Lavavetri al Rockefeller Center, 1958
New York, Lama vicino a Times Square, 1957

Patrizia Lazzarin