
L’uso di semplici strumenti litici aumenta la qualità dell’alimentazione. Le prime tracce di attività umana a noi trasmesse a partire dal un milione e cinquecentomila anni fa sono date da utensili ottenuti da selci o ciottoli. I paleoantropologi sono da sempre curiosi degli strumenti in pietra utilizzati dalle varie specie di Homo, e non solo, che sono vissuti prima di noi. Negli anni ’60 del secolo scorso si scoprì che anche alcune popolazioni di scimpanzé usano strumenti e oggi sappiamo che anche i cebi e macachi ne sono capaci. A tutt’oggi però, nessun studio aveva esaminato, se e come l’uso di strumenti migliori la dieta. Lo ha dimostrato un team interdisciplinare e intercontinentale, esaminando una popolazione di scimmie nel Nord-Est del Brasile. Ciò potrebbe essere accaduto anche nel corso dell’evoluzione umana.
L’articolo “Stone tools improve diet quality in wild monkeys”, di cui è autrice fra gli altri Elisabetta Visalberghi dell’Istituto di scienze e tecnologie della cognizione del Cnr, è stato appena pubblicato su Current Biology.
“I paleoantropologi hanno notato che all’aumento della complessità di strumenti litici si accompagna quello della dimensione della scatola cranica, e quindi del cervello”, spiega Visalberghi. “Dato che il cervello è una struttura energeticamente molto costosa da mantenere, essi hanno ipotizzato che sia stato il miglioramento della dieta, reso possibile proprio dall’uso di strumenti, ad aver permesso l’evoluzione di cervelli di maggiori dimensioni ed energeticamente più costosi”.
“I cebi, scimmie primati, di Fazenda Boa Vista usano abitualmente grosse pietre per aprire noci di palma dal guscio durissimo ed un precedente studio ha dimostrato che l’uso di strumenti è opportunista, avviene cioè quando le noci sono più abbondanti. Per queste piccole scimmie si tratta di un comportamento molto faticoso e che richiede anni e anni di pratica per essere appreso. Perché farlo? Quale vantaggio nutrizionale i cebi ricavano dall’uso di strumenti? Per rispondere a queste domande in maniera adeguata abbiamo dovuto determinare la quantità e la qualità del cibo ingerito nel corso di tutta la giornata da ciascun cebo nei giorni in cui usava strumenti e mangiava anche noci di palma, e nei giorni in cui non li usava”, spiega la Visalberghi.
Lucas Peternelli-dos-Santos, allora dottorando dell’Università brasiliana di San Paolo, per più di un anno, ogni giorno dall’alba al tramonto ha seguito senza mai perderlo di vista un determinato cebo registrando tutto ciò che faceva, tutto ciò che mangiava e quanto ne mangiava.
“Con l’aiuto di assistenti locali sono stati raccolti, identificati e seccati tutti i cibi che ciascun individuo aveva ingerito in ciascun giorno e poi in laboratorio ha esaminato il contenuto in termini di macronutrienti”, prosegue Visalberghi. “Abbiamo poi confrontato i l’energia e i macronutrienti acquisiti nei giorni in cui i cebi usavano e in cui non usavano strumenti. Naturalmente è stato anche considerato il peso di ciascun individuo, da cui dipende il suo fabbisogno energetico, e l’elevato costo energetico richiesto dal sollevare sassi pesanti e usarli come percussori”.
Lo scopo è stato comprendere la convenienza dell’uso di strumenti nel rapporto tra dispendio calorico e beneficio nutrizionale che se ne ricava. L’analisi qualitativa ha permesso poi di calcolare quante calorie assunte giornalmente provenivano da proteine, carboidrati, lipidi e il contenuto in fibre. “I risultati mostrano che a pari quantità di cibo ingerito in termini di peso secco, l’uso di strumenti permette ai cebi di acquisire circa il 50% di calorie in più al giorno, da 368 a 537 kcal per kg di peso. A livello qualitativo aumenta la quantità di lipidi e carboidrati ingeriti, mentre quella di proteine non differisce. È interessante notare che quando i cebi usano strumenti la quantità di proteine ingerite varia da giorno a giorno meno di quanto non accada quando non ne usano.
Si tratta della “protein prioritization” che si osserva anche nell’uomo contemporaneo, fenomeno descritto da David Raubenheimer della University of Sydney, in Australia, collaboratore dello studio”. L’uso di strumenti, dunque, migliora la qualità dell’alimentazione. “Da un lato permette di ottenere una dieta più bilanciata, con una maggiore quantità di macronutrienti che forniscono energia, quali i grassi e i carboidrati. Dall’altro, dato che nei giorni in cui i cebi usano strumenti la quantità di fibre è inferiore del 7%, il mix di macronutrienti che ingeriscono diventa più concentrato. L’assunzione di una quantità minore di fibre permette all’apparato digestivo di assorbire le sostanze nutritive con maggiore efficienza”, conclude la primatologa. “L’uso di percussori permette ai cebi di assumere più calorie e di migliorare la dieta, ed è ipotizzabile che ciò sia avvenuto anche nel corso della nostra storia evolutiva ben prima che gli strumenti litici, da semplici pietre, diventassero ben più elaborati”. Potremmo concludere nella ricorrenza dei centoquaranta anni della morte di Charles Darwin con un suo aforisma:” survival of the fittest”, ossia la “supervivenza” del più adatto per spiegare come tutti gli esseri viventi cambino nel tempo, migliorando.
Patrizia Lazzarin