
La scrittrice Lauren Groff è una voce molto nota della letteratura americana. I suoi libri sono stati tradotti in trenta lingue e il suo audace romanzo Fates and Furies, ossia Fato e Furia pubblicato nel 2015, è stato scelto dall’ex presidente Barack Obama come il suo libro dell’anno. Ma fu prima di quel successo letterario, quando era ancora all’università, che Groff scoprì per la prima volta i poemi conosciuti come “lais”, le novelle in versi della poetessa Maria di Francia, una donna del XII secolo. I dodici poemi, scritti in francese medievale, sono drammaticamente vivi e immediatamente catturarono l’immaginazione della scrittrice.
Quando, anni dopo, ella ebbe occasione di assistere ad una conferenza sulla vita delle monache nel Medioevo, si ricordò della sua prima fascinazione per Maria di Francia ed ebbe l’idea di scrivere Matrix. Diversamente dalle sue precedenti opere, ambientate nella contemporaneità, il libro è il primo romanzo che Groff colloca nel passato. Lei ammette “di essere stata incerta se scrivere una fiction che riguardasse una storia cronologicamente lontana perché, se non riuscita bene, poteva essere giudicata come una semplice maniera di fare “turismo nel tempo”.
Tuttavia, ha spiegato l’autrice americana, negli anni recenti si è sentita spinta a trovare un modo per interrogarsi sulle questioni urgenti del mondo contemporaneo, in particolar quelle riguardanti le donne e il potere. Lei ha capito che scrivere un romanzo ambientato nel passato gli avrebbe fornito la libertà di fare questo. Il contesto storico diventa quindi uno strumento rivoluzionario che le permette di trattare problemi d’oggi che le sarebbe stato più complicato esplorare in un’opera collocata nella contemporaneità. Quasi nulla si conosce di Maria di Francia, ma per Lauren Groff questo è parte della sua attrattiva. Ha confessato che il personaggio di Maria di Francia in Matrix, potrebbe essere molto diverso dalla figura storica, ma la precisione storico-scientifica, sebbene importante, non è la sua primaria preoccupazione.
Su questa donna del Medioevo, l’autrice si è sentita libera di immaginare e ha creato un racconto ricco di fascino e pathos. Qual è la storia raccontata in Matrix? Quando la giovane diciassettenne venne inviata dalla regina Eleonora d’Aquitania a guidare un’abbazia semi-abbandonata in qualche parte della piovosa Inghilterra, ella trovò un luogo deprimente dove regnava il caos. Ma nel corso dei decenni, sotto la sua guida carismatica le fortune dell’abbazia mutarono, man mano che le donne seppero isolarsi da tutto ciò che esisteva al di fuori delle mura del monastero. Lontane dai sistemi gerarchici maschili esistenti nel resto del mondo e in particolar modo della Chiesa, le donne riuscirono a costituire un loro sistema di potere. Il risultato fu straordinario, ma non utopistico.
Groff spiega perché ha deciso di pensare l’abbazia guidata da Maria di Francia come una comunità formata da sole donne che esclude gli uomini da un ruolo attivo. “La ricerca storica era stata particolarmente frustante perché le donne nel corso del tempo erano state sempre relegate nell’ombra e quasi non venivano rappresentate come pieni esseri umani. Questo avveniva specialmente nei testi medievali. E così volli un po’ribaltare il copione. Gli uomini esistono in questo libro, ma non sono realmente visibili, non hanno una propria individualità. Anche gli animali sono donne”. Mentre la poesia medievale francese potrebbe sembrare difficile e accademica, Groff evidenzia come i “lais” mantengano sempre una loro freschezza.
La ricca e colorata imagery delle novelle lo testimonia, come lei spiega. Esse sono così travolgenti. Troviamo uno strano lupo mannaro. C’è la storia dei due amanti ghiacciati sulla cima di una montagna e quella sulla barca incantata. Ci sono le fate … Incontriamo un mondo pieno di magia e un tipo di sensibilità di cui percepiamo la lontananza. Sono fantastiche. Io le amo. Per la scrittrice è un obbligo morale quando si scrive un libro ambientato nel passato essere vicini ai fatti realmente accaduti. Poiché non si conosce nulla di Maria di Francia si è basata sulle novelle e favole che lei aveva composto. Ogni volta che mi sono imbattuta in un dettaglio, in una parola, in un’immagine che sembrava brillante, audace e piena di vita, indicativa di una sensibilità profonda l’ho presa e messa nel romanzo. Questo ha reso il personaggio di Maria di Francia più audace e piena di ambizioni, non necessariamente uguale a come molti la immaginano. Io ho pensato a un carattere forte e pieno di vitalità e così l’ho reso. Se questo è vero o no, nessuno lo può dire.
Patrizia Lazzarin