
La rassegna si può valutare come un album di immagini che potremmo anche considerare il dizionario di una lingua utile a imparare a scrivere quanto fanno e sanno fare le donne. Esse oggi e, soprattutto nel passato, hanno visto liquidare a basso costo le loro competenze e la storia ha fatto presto a dimenticarsene perché pochi hanno saputo conservarne la memoria.
“Ritratte. Donne di arte e di scienza”, una mostra fotografica dedicata ai volti, alle carriere e al merito di donne italiane che hanno conquistato ruoli di primo piano nell’ambito della scienza e dei beni culturali che si apre oggi Al Museo Carlo Bilotti di Villa Borghese ha come obiettivo la lotta agli stereotipi e fornisce modelli di ruolo anche alle nuove generazioni.
Chi sono queste donne che vedremo carpite dagli scatti del fotografo di fama internazionale Gerald Bruneau? Sono direttrici di grandi musei nazionali e studiose in differenti campi delle scienze umane.
Le prime sono state intervistate e accanto alla loro biografia, possiamo conoscere le motivazioni che le hanno spinte, le difficoltà che hanno affrontato e il motto che hanno fatto proprio. Se a loro si chiede come definire il patrimonio culturale in Italia si raccolgono risposte utili a comprenderne sia la bellezza, ma anche i problemi e rischi che lo riguardano.
Per Martina Bagnoli, Direttrice delle Gallerie Estensi di Modena il patrimonio culturale in Italia è un libro di storia, la nostra. Per Gabriella Belli, già Direttrice della Fondazione Musei Civici di Venezia, esso è la più grande scommessa sociale ed economica del nostro Paese, di cui tutti parlano, ma di cui nessuno si occupa veramente. Per Antonella Cucciniello, Direttrice Biblioteca e Complesso Monumentale dei Girolamini a Napoli è una seconda lingua madre.
“Ritratte. Donne di arte e di scienza” alterna storie di donne alla guida di primarie istituzioni culturali del nostro Paese e di alcune tra le più importanti scienziate italiane in un viaggio esemplare tra luoghi d’arte e laboratori scientifici. Sono scoperte curiose perché se da un lato, le direttrici dei musei italiani si occupano di conservare e valorizzare il nostro patrimonio artistico, esse guidano al tempo stesso anche imprese con bilanci e piani finanziari che contribuiscono in modo cruciale alla nostra economia.
Questo assume un significato particolare se si considerano i dati che mostrano come in tutta l’Unione europea le donne che si occupano di arte e cultura generalmente abbiano meno accesso alle risorse di creazione e produzione, siano pagate meno degli uomini e siano sottorappresentate nelle funzioni dirigenziali e decisionali e sul mercato dell’arte.
Il racconto sulle scienziate, sulle loro vite rafforza d’altro canto l’empowerment e il contrasto agli stereotipi di genere nella pratica scientifica. In mostra alcuni dei volti del progetto più ampio denominato #100esperte (100esperte.it), ideato dall’Osservatorio di Pavia e dall’Associazione Gi.U.Li.A. e sviluppato con Fondazione Bracco grazie al supporto della Rappresentanza in Italia della Commissione Europea. Esso è una piattaforma online per accrescere la visibilità dell’expertise femminile.

“Al centro della mostra Ritratte lo spettatore può osservare le vaste competenze, il merito, le qualità intrinseche o acquisite che hanno portato queste donne a rivestire ruoli di primo piano, nell’arte e nella scienza” sottolinea Diana Bracco, Presidente di Fondazione Bracco. “Nel percorso fotografico le protagoniste, che di norma vivono spazi di lavoro appartati, che siano musei o laboratori, sono finalmente oggetto di attenzione collettiva, sono riconosciute nel loro ruolo. Questo è il movimento necessario che siamo tutti invitati a compiere: riconoscere le competenze, renderle visibili. Da tempo con Fondazione Bracco, attraverso il progetto #100esperte e molte iniziative formative dedicate all’empowerment femminile, facciamo proprio questo: valorizziamo il merito e incoraggiamo nuove vocazioni, leve essenziali per sostenere le aspirazioni di bambine e ragazze e, per raggiungere una presenza paritaria di donne e uomini nelle posizioni apicali.”
L’esposizione che sarà visibile fino al 10 settembre 2023 è stata promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, ed è stata curata e realizzata dalla Fondazione Bracco in collaborazione con Arthemisia. I Servizi museali sono forniti da Zetema Progetto Cultura.
Patrizia Lazzarin