IMPRESSIONISTI IN NORMANDIA

Tanti luoghi della costa normanna, da Honfleur a Langrune, hanno ispirato la bellezza della Natura che noi ammiriamo nei paesaggi degli Impressionisti, in quei quadri che tra il 1830 e il 1870 hanno scritto la parte più significativa della storia di questa corrente pittorica. Tra le numerose oasi di pace, nel cuore di una natura rigogliosa, ma al contempo selvaggia, la fattoria Saint-Siméon situata sulla Côte de Grâce ebbe un ruolo primario perché possedeva una natura sublime, ma anche dura e cupa, con i suoi abitanti ritratti nella loro fatica quotidiana e i suoi turisti colti nel loro godersi la vita.

 Lontani dal clima accademico dei Salon, i pittori “incontravano” i loro soggetti nella campagna circostante o allontanandosi verso le spiagge. Charles Daubigny è l’artista che saprà render maggiormente in pittura ciò che il territorio offriva. Ma accanto a lui vi erano, fra i molti, Boudin, Jongkind, Courbet, Dubourg, il giovane Monet, Cals, Pécrus, e prima vi erano già stati Isabey, Corot, Troyon. Eugène Boudin frequenta la fattoria dal 1854 e lo si ritrova nel 1859 in compagnia di Courbet che lo inizia all’audacia e alla ruvidezza delle tonalità.

In quello stesso anno i due artisti sono al fianco di Charles Baudelaire che condivide il loro amore per i cieli e le nuvole ed elogia i lavori di Boudin nel suo scritto Salon de 1859, ritrovando nelle “bellezze meteorologiche” del pittore il meglio dello spirito di Saint-Siméon. Essendo originario di Honfleur, Boudin fu il più adatto a trasmettere agli amici Jongkind e Monet questo spirito di fusione tra atmosfera e soggetto, rispettoso delle armonie dei mezzi toni, dei riflessi madreperlacei, ma animato dalla pennellata materica e decisa suggerita da Courbet.

Tutto questo vedremo e comprenderemo nella prima sezione dell’esposizione ospitata dal 21 novembre a Firenze, al Museo degli Innocenti, luogo emblema del Rinascimento. La mostra intitolata: “Impressionisti in Normandia”, rende visibili 70 opere realizzate dagli artisti più celebri di questa corrente artistica e ha un ospite d’onore d’eccezione: le celebri “Ninfee rosa” di Monet, prestate per l’occasione dalla Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma.

Monet, Bonnard, Boudine, Corot, Courbet, Villon, Renoir, Delacroix e molti altri sono i protagonisti di un’esposizione che ci narra l’“irresistibile attrazione” che gli Impressionisti ebbero per la regione francese divenuta nell’Ottocento una meta irrinunciabile.

La mostra “Impressionisti in Normandia” è formata soprattutto dal patrimonio della Collezione Peindre en Normandie, una delle collezioni più rappresentative del periodo impressionista e si arricchisce dei prestiti provenienti dal Musée d’art moderne di Le Havre e da collezioni private. Essa ripercorre le tappe salienti della corrente artistica.  Opere come Falesie a Dieppe (1834) di Delacroix, La spiaggia a Trouville (1865) di Courbet, Fécamp (1881) di Monet, Tramonto, veduta di Guernesey (1893) di Renoir- tra i capolavori presenti in mostra – raccontano gli scambi, i confronti e le collaborazioni tra i più grandi artisti dell’epoca che, immersi in una natura dai colori intensi e dai panorami scintillanti hanno conferito alla Normandia l’immagine emblematica della felicità del dipingere.

Furono gli acquarellisti inglesi come Turner e Parkes che attraversata la Manica per dedicarsi allo studio di paesaggi, trasmisero la loro capacità di tradurre la verità e la vitalità naturale ai pittori francesi: gli inglesi parlano della Normandia, della sua luce, delle sue forme ricche che esaltano i sensi e l’esperienza visiva. Luoghi come Dieppe, l’estuario della Senna, Le Havre, la spiaggia di Trouville, il litorale da Honfleur a Deauville, il porto di Fécamp – rappresentati nelle opere in mostra al Museo degli Innocenti – diventano fonte di espressioni artistiche di grande potenza, dove i microcosmi generati dal vento, dal mare e dalla bruma possiedono una personalità fisica, intensa ed espressiva che i pittori francesi giungono ad afferrare dipingendo en plein air dando il via così al movimento degli Impressionisti.

Nella seconda sezione il tema è: “In riva al mare: svago, villeggiatura”. “… dei pittori di Parigi sono venuti a chiedere alle belle falesie di Étretat ispirazioni e punti di vista che, riprodotti sulla tela, esposti nei nostri musei, comprati da questi troppo rari mecenati che scambiano volentieri il loro oro con le opere d’arte, hanno portato lontano la fama di queste naturali e splendide illustrazioni” (J. Morlent, 1853).

Nella stessa epoca anche Monet dipingeva in riva al mare. Per tradurre questa vitalità, egli aveva trovato soluzioni opposte alla prospettiva convenzionale utilizzata da Boudin. Nel 1870 egli fa di Camille Doncieux, entrata da qualche anno nella sua vita, una villeggiante che posa tra la buona società in riva al mare, atteggiamento artificioso, ma pienamente nutrito d’ombra e di luce. Nello stesso anno, nella sua ricerca di immagini e di svaghi eleganti, Monet rende protagonisti i lussuosi alberghi in riva al mare e le promenades turistiche. Egli lentamente volge le spalle al realismo parigino per sfruttare il naturalismo del paesaggio, la cui esecuzione non si associa più a null’altro se non alla sua struttura, alla cattura misurata della luce e alla vibrazione dei volumi. Il naturalismo di Monet è, come quello dei suoi maestri Boudin e Courbet, una sorta di coinvolgimento fisico che conferisce uno spessore del tutto diverso agli accenti romantici del suo ideale. Maupassant ne ha dato un’immagine celebre: “Un’altra volta prese a piene mani un temporale abbattutosi sul mare e lo gettò sulla tela. Ed era davvero pioggia quella che aveva dipinto, nient’altro che la pioggia che penetrava le onde, le rocce e il cielo appena individuabili sotto quel diluvio”.

Terza sezione: “In riva al mare: il lavoro”.

Pervasi di nostalgia per aver conosciuto un mondo che si allontana dalla realtà come quello dei turisti, gli artisti volgono in seguito lo sguardo alle lavandaie e ai pescatori, mentre già molti abitanti delle coste si convertono ai piccoli mestieri offerti dal turismo emergente: organizzare gite in barca, spostare le cabine sulla spiaggia, pescare per sfamare i turisti che arrivano giorno dopo giorno. La costa si trasforma: alberghi, stabilimenti balneari, casinò. I villeggianti sono sempre più morbosamente attratti dalle celebrità dell’aristocrazia e dello spettacolo che vivono in sfarzose dimore. Le regate riempiono l’orizzonte e le corse sostituiscono in un nuovo immaginario, l’arrivo della diligenza e il ritorno dal lavoro nei campi.

Claude Monet è il pittore che meglio vive questa contraddizione, lui che ha costruito la propria arte dipingendo i paesaggi della Manica, ispirato da cieli, vento, porti, spiagge e falesie. Al mondo di marinai e pescatori, a cui si aggiunge la nuova dimensione turistica, avida non solo di svago e bagni in mare, ma proprio di quelle rappresentazioni delle marine che vengono acquistate e portate a casa perché capaci di ricordare, lontano dall’attimo vissuto, momenti e luoghi, si aggiungono le suggestive atmosfere inglesi che permeano profondamente tanto le alture di Sainte-Adresse come le spiagge di Trouville. Grazie a questi elementi, nella pittura di Monet matura un gesto tanto libero quanto efficace, una disposizione rapida, quasi brusca, una composizione capace di coniugare il mare, la pesca, le regate, i vaporetti e la mondanità.

Quarta sezione. “Terra normanna”

Fin dal XVIII secolo la letteratura ha offerto della terra normanna un’immagine di abbondanza. La morfologia dei luoghi entra con forza nella descrizione letteraria e, con essa, i motivi iconografici del frutteto e del meleto. La Normandia è la terra pittoresca per eccellenza, tuttavia essa saprà essere immortalata molto bene dalle innumerevoli rappresentazioni della costa, il cui aspetto rimane selvaggio, spesso ostile, indomabile, lontano dalle spiagge e dall’entusiasmo per la vita di mare. Come dice Stendhal a proposito della penisola del Cotentin: “Da Saint-Malo a Avranches, Caen e Cherbourg, questo paese è anche quello più ricco di alberi e con le colline più belle di Francia. Il paesaggio sarebbe senz’altro degno di ammirazione se ci fossero delle grandi montagne o almeno degli alberi secolari”. Per Maupassant, a proposito della regione di Caux: “Sentieri scavati ombreggiati dai grandi alberi cresciuti sulle scarpate. Casupole racchiuse nelle loro cinture di faggi slanciati”.

Quinta sezione: “Lungo la Senna”

Se Honfleur e Le Havre possiedono un’identità spiccatamente marittima, l’entroterra, non appena il mare sparisce dietro l’angolo di una strada, volta la schiena al mondo delle alte e delle basse maree, della pesca e delle regate. Per questo bisogna ritrovare, intorno a Rouen e al suo ambiente eccezionale, l’altro momento forte del sincretismo normanno, costruito attorno all’aria e all’acqua, ai grandi monumenti gotici e, infine, alle stradine pittoresche. Dal 1865 Renoir, Monet e Bazille scoprono e diffondono quel che la Senna diventerà per gli artisti.

La scoperta dell’acqua da parte degli Impressionisti inizierà progressivamente da qui. Dopo Rouen, prima di incontrare quei luoghi in cui la modernità ancora non è penetrata – i villaggi della periferia parigini come Argenteuil – si incontrano, sparsi in poche decine di chilometri, alcuni paesi che hanno nomi evocativi: Giverny, Bennecourt, Vétheuil. Di Giverny si innamora Monet che si trasferisce lì nel 1883 con le sue due famiglie, i figli Jean e Michel avuti da Camille e i sei bambini di Alice Hoscedé. A Giverny regnano sovrani l’acqua, il cielo, le colline coperte di verde erba. La natura è appagante senza essere pesante, le imbarcazioni sfiorano la Senna. Con il suo atelier/battello Monet può arrivare a carpire più profondamente i paesaggi. Nel cuore del giardino, negli ultimi anni della sua vita, lo stagno delle ninfee sarà per l’artista occasione per imparare a comprendere e conoscere la natura come spazio che può essere ricostruito mentalmente.

La mostra che chiuderà il 4 maggio 2025, ha il patrocinio del Comune di Firenze, è prodotta e organizzata da Arthemisia ancora una volta al fianco del Museo degli Innocenti con Cristoforo, in collaborazione con la Collezione Peindreen Normandie e BridgeconsultingPro ed è curata da Alain Tapié. La rassegna vede come special partner Ricola, partner Mercato Centrale Firenze, Unicoop Firenze e I Gigli, mobility partner Frecciarossa Treno Ufficiale, media partner Dieci e QN La Nazione, educational partner LABA.

                                                               Patrizia Lazzarin