Lungi dall’essere un fenomeno nuovo, la migrazione ha plasmato la nostra umanità. La questione diventa un vasto argomento da esplorare nella nuova mostra al Musée de l’Homme di Parigi apertasi verso fine novembre e visibile sino all’otto giugno del prossimo anno.
Nel dibattito pubblico, la questione della migrazione viene soprattutto considerata dal punto di vista della minaccia, del pericolo o della crisi. “Invasione”, “intrusione”, “sostituzione”, “vago”, “sommersione” …
Questi termini associati alla migrazione alimentano tutta una serie di pregiudizi. Essi aiutano a costruire una certa immagine delle persone che migrano, dando l’impressione di un fenomeno massiccio e improvviso.
Ma se apriamo una finestra sul passato, sui tempi delle origini dell’umanità, essa ci mostra che le migrazioni sono sempre esistite. La specie umana si è costruita attraverso gli incroci, i contatti, gli scambi e gli incontri.
Nell’era della globalizzazione, la mobilità umana non è mai stata così grande. Essa rivela tuttavia le disuguaglianze sociali, economiche e ambientali che esistono nelle nostre società.
Per una parte della popolazione mondiale questa circolazione è svalutata mentre per altri è incoraggiata. Potrebbe invece essere vista come un’opportunità di scambi culturali tra popolazioni e individui.
Su scala vivente essa è essenziale anche per lo sviluppo e la sostenibilità delle specie.
Attraversando diverse discipline scientifiche: antropologia, archeologia, demografia, genetica, sociologia, linguistica, ecc., questa mostra di 600 m² offre l’opportunità di fare un passo indietro per decostruire le idee preconcette associate alla migrazione. Offre tutte le chiavi per comprendere come si formano questi luoghi comuni.
Lungo il percorso, tanti oggetti raccontano l’umanità in cammino attraverso i millenni: dal poster del film ‘The Immigrant’ di Charlie Chaplin, fino a gilet di salvataggio o a un dente antico di 54.000 anni. Vedremo anche un ‘migration globe’ dell’artista italiano, Pietro Ruffo, realizzato per la mostra.
Come si sono evolute le migrazioni? Cosa è cambiato rispetto al secolo scorso? Quali sono le principali traiettorie oggi? Quante persone vivono fuori dal loro paese di nascita? Come comprendere dati spesso complessi?
Attraverso una scenografia dinamica e molteplici dispositivi interattivi, si comprendono alcuni dei concetti legati a questo tema. Le testimonianze delle persone in migrazione rivelano un’ampia varietà di profili, cause e traiettorie. Attraverso oggetti pieni di storia intima e opere d’arte, la maggior parte delle quali sono state create da artisti migranti, si rivelano tante prospettive personali su questa particolare esperienza di vita.
Essendo il movimento parte integrante del nostro patrimonio come specie umana, la mostra torna indietro nel tempo, scoprendo le migrazioni e gli incroci nella preistoria.
In un mondo in perpetuo movimento, gli esseri umani non si muovono mai da soli, ma sempre con un ambiente: altri animali, piante, microrganismi, ma anche una lingua, una cucina e un’intera cultura! Tanti elementi che viaggiano, si incontrano e si mescolano. Ereditiamo migliaia di anni di migrazione e questo è evidente nelle nostre società attuali, ricche di questa diversità.
Come sarebbe un mondo senza movimento? E se domani dovessimo migrare, quali mezzi avremmo a disposizione? Dando uno sguardo contemporaneo alle migrazioni e alle loro recenti trasformazioni, la mostra invita alla riflessione.
Sono commissarie scientifiche della mostra:
Sylvie Mazzella, sociologa, direttrice di ricerca al CNRS, Università di Aix Marsiglia e Christine Verna, paleoantropologa, ricercatrice presso il CNRS – Museo Nazionale di Storia Naturale.
Le Curatrici dell’esposizione sono invece:
Mathilde Beaujean e Éléonore Gros.
L’esposizione è posta sotto l’alto patronato di Emmanuel Macron, Presidente della Repubblica.
Patrizia Lazzarin