TUTTI DE SICA, REGISTA & INTERPRETE

Immagini, foto uniche dentro e fuori dal set, oggetti, documenti personali. Il baule dei ricordi dei figli Emi, Manuel e Christian vengono esposti alla Galleria Modernissimo di Bologna, per rileggere la vita e l’arte di Vittorio De Sica, a 50 anni dalla scomparsa, avvenuta il 13 novembre 1974.

La mostra Tutti De Sica. Regista & interprete,  promossa dalla Cineteca di Bologna dal 1° ottobre 2024 al 12 gennaio 2025 ha la curatela  di Gian Luca Farinelli. Essa ha luogo nei rinnovati spazi della Galleria Modernissimo, scrigno sotterraneo nel cuore di Bologna che si affianca all’ormai  celebre Cinema Modernissimo, dove una lunga retrospettiva dedicata all’opera di Vittorio De Sica ci accompagnerà per tutti i mesi di apertura della rassegna.

 Il lavoro sull’archivio conservato da Emi De Sica e dal 2016 custodito dalla Cineteca di Bologna, va di pari passo con i tanti progetti di restauro dei film dell’artista, realizzati negli anni dalla Cineteca stessa e presentati ai festival internazionali, come Sciuscià, Ladri di biciclette, Miracolo a Milano, Umberto D., Matrimonio all’italiana …

L’esposizione  è realizzata  con il sostegno istituzionale del  Comune di Bologna, Regione Emilia-Romagna e Ministero della Cultura. Il main sponsor è Gruppo Hera.

Parafrasando Uno e centomila di Pirandello, quel Pirandello narratore senza pari delle molteplicità individuali, il titolo Tutti De Sica sembra svelare il segreto di un altro simbolo dell’arte novecentesca italiana. Stanno tutte qui, nell’ispirazione di un titolo, le sue centomila vite, i suoi centomila personaggi.

“Vittorio De Sica – ricorda Gian Luca Farinelli– è forse la figura più autorevole della storia del cinema italiano: fu lui tra muto e sonoro a modernizzare la recitazione del balbettante cinema nazionale, fu determinante nel restituire popolarità al nostro cinema, avendo poi il coraggio di non indossare la camicia nera, di dire la sua, diventando regista, contribuendo a dare vita al principale evento artistico italiano del Novecento, il Neorealismo.

Dopo vent’anni in cui aveva trasformato tutto, la sua carriera era appena a metà: avrebbe poi interpretato decine di film, avrebbe definito la coppia del cinema italiano, Loren/Mastroianni, avrebbe diretto film importanti, drammi e commedie,vincendo come regista altri due Oscar (quattro in totale). La mostra mette in scena un artista plurale e i tanti De Sica della sua lunga e ricca carriera, ma il titolo ci suggerisce anche che questo attore che si formò senza scuole e che con i suoi film ci ha insegnato a guardare il mondo, ha creato un’opera così alta da raccontarci tutti, da farci sentire Tutti De Sica”.

Una mostra nella quale sogneremo tra manifesti originali, fotografie sul set e fuori dal set e  in famiglia e immagini in movimento,  tra oggetti di culto: dalla carrellata di costumi originali, strumento chiave per saltare da un personaggio all’altro, alla bicicletta più famosa del cinema del Premio Oscar di Ladri di biciclette.  Sarà un percorso costellato di documenti personali, che come occhi di bue illumineranno il Vittorio De Sica regista e attore certamente, ma anche cantante e uomo di spettacolo, così come il De Sica privato, con le due mogli, Giuditta Rissone e Maria Mercader, e i tre figli Emi, Manuel e Christian.

Un itinerario che attraversa la sua carriera, dalla prima affermazione negli anni Trenta con Za Bum e le sue incisioni discografiche, fino al trionfo del Neorealismo con film come Sciuscià, Ladri di biciclette, Miracolo a Milano e Umberto D. Una serie di fotografie rare evidenzia la sua straordinaria capacità di guidare interpreti inesperti, trasformandoli in protagonisti e rivelando l’essenza del suo peculiare approccio alla recitazione.

Suddivisa in un prologo, dedicato a Pirandello, e dodici sezioni, la rassegna racconta anche la sua evoluzione come regista e attore. Viene esplorato il sodalizio artistico con Cesare Zavattini, iniziato nel 1939, da cui sono nati alcuni dei suoi capolavori più celebri, e il legame ideale con Charlie Chaplin, che in una proiezione privata di Umberto D. uscì dalla sala asciugandosi le lacrime. Partiremo dal De Sica bambino e arriveremo alle prime apparizioni teatrali, fino al primo successo con Mario  Mattoli e la sua impresa di spettacoli Za Bum che porta al varietà la rivista Lucciole della città (giocando sul Chaplin, in sala proprio all’inizio degli anni Trenta, di Luci della città), alla popolarità raggiunta con le incisioni discografiche (basti citare Parlami d’amore, Mariù).   

Seguirà il passaggio dagli anni Trenta, destreggiati tra teatro e cinema  con Il signor Maxè del 1937, agli anni Quaranta che lo vedono imporsi come regista e padre del Neorealismo.  Sarà interprete indiscusso del Neorealismo con i quattro capolavori  (1946), Ladri di biciclette (1948), Miracolo a Milano (1950) e Umberto D.m(1952). Conosceremo  il suo  rapporto con la politica e con la figura di Andreotti in un’Italia che cambia a cavallo degli anni Cinquanta e poi  il sodalizio con Cesare Zavattini e quello con Sophia Loren per finire  con la sezione Il piacere della maschera – Vent’anni di interpretazioni.

                                                                  Patrizia Lazzarin