Palladio, Bassano e il Ponte. Invenzione, Storia e Mito

Il Ponte di Bassano, Roberto Ponti

Immagini che si rincorrono come stralci di fotografie che fissano un’idea, o un sogno  del passato, alla realtà odierna. Il Ponte di Bassano che attraversa il fiume Brenta è un manufatto che collega non solo due rive e due spazi quindi vicini, ma rappresenta  il centro di un mondo di attività e di commerci che da sempre si svolgono nelle alacri botteghe lì intorno. Da lungo tempo è soprattutto  il punto focale  di strade ed uomini che lo attraversano da  Nord a Sud, da Est ad Ovest e si colora guardandolo,  di una fantasmagoria di luci ora fredde, mentre si osservano in inverno le cime innevate, ora invece, quasi vaporose e calde, in direzione della foce del fiume nell’Alto Adriatico.

Il Ponte di Bassano si qualifica come piazza: luogo d’incontro di persone, come ha sottolineato la Direttrice dei Musei Civici della città, Barbara Guidi, in occasione della presentazione alla stampa della mostra che si apre oggi, dal titolo: Palladio, Bassano e il Ponte. Invenzione, Storia e Mito che segue di pochi giorni la sua  riapertura al transito, dopo il restauro durato sette anni,  e precede l’inaugurazione ad ottobre, con il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.  Le prime testimonianze della sua esistenza  risalgono al 1200, ma la sua progettazione e realizzazione si lega al nome del grande Palladio e alla sua opera I Quattro Libri dell’Architettura, editi a Venezia nel 1570.

Un “carnet” di ponti di carta, di legno e di pietra dell’architetto veneto: i secondi sono stati i più costruiti, ma spesso i più  effimeri ed i primi, invece di valore imperituro, sono diventati modelli che sono stati utilizzati in più continenti e in archi cronologici differenti.  Il suo gusto per un classicismo che  si riallaccia al mondo romano fu spesso alla base dei tanti progetti  che ritroviamo all’interno del tomo sopracitato.

Un ponte in pietra,  costruito in stile classico, l’architetto vicentino sognerà anche per Bassano che invece verrà costruito in legno. A quel progetto si ispireranno tuttavia i successivi rifacimenti seguiti alle rovinose inondazioni e alle sue  distruzioni per esigenze militari.  La mostra “intriga” perché unisce la storia di questo manufatto, con tutte le sue “rocambolesche” vicende, a partire proprio dal quel progetto di  Palladio,  alle  immagini di esso dipinte che  vengono poi  accostate, a loro volta, a quelle di altri ponti come  quello di Rialto a Venezia, città da sempre sospesa tra gli azzurri delle sue  acque e del cielo, ma anche  ai ponti di centri come  Verona, dove il fiume Adige,  ne disegna i contorni e la plasma nella sua fisionomia.

Il saggio di Guido Beltramini nel catalogo della mostra  a cura dello stesso, di Barbara Guidi, Fabrizio Magani e Vincenzo Tinè, offre l’occasione di addentrarci nella fase di ideazione di alcuni progetti palladiani, e in particolare del Ponte di Rialto, di cui si riproduce l’idea originaria nell’esposizione, grazie al modello ricostruito da Ivan Simonato sulla base di un disegno autografo di Palladio.

La mostra diventa quindi un excursus dentro la gestazione di queste “passerelle fantastiche”, a cui si legano sogni ed aspettative, necessità ed immagini visionarie  di architetti, ma soprattutto delle persone per cui il ponte svolge una funzione essenziale. Nell’esposizione si ammira anche il grande modello del Ponte di Bassano di Palladio che divenne fonte di ispirazione per il suo rifacimento alla fine degli anni sessanta del 500’. Un secondo ponte  che compare nei Quattro libri era destinato al territorio bassanese e attraversava il  torrente Cismon. Esso abbandonava la lezione antica romana per avvicinarsi alla maestria dei carpentieri veneziani che sostenevano i tetti delle chiese e dei palazzi con grandi travi composte di più elementi e  collegava le rive, in maniera straordinaria,  senza piloni infissi nel suolo.

Una mappa dalpontiana, visibile nella rassegna, ci restituisce il respiro di una cittadina come Bassano animata di attività e caratterizzata, in quel tempo, da traffici di tessuti, alimenti e legname. Avvenimenti straordinari interessano il ponte come la sua distruzione per una potente inondazione nel  1748 e la successiva ricostruzione, molto discussa, dell’umile orologiaio di Solagna, Bartolomeo Ferracina, seguita dopo sessant’anni, dal suo incendio ad opera delle truppe di Napoleone in fuga. Sarà l’ingegnere Angelo Casarotti di Schio a ideare il nuovo disegno del ponte,  più fedele alla progettazione che troviamo  nei Quattro Libri di Palladio.

Esso traduce l’immagine cara che ci restituiscono i dipinti di quel periodo e poi le prime foto. Demolito ancora, dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, nel 1945, ritornerà alla sua bellezza grazie al contributo del Corpo degli Alpini e verrà inaugurato il tre ottobre del 1948, alla presenza del  presidente della Repubblica Italiana, Alcide De Gasperi. L’ultima parte della mostra mette in luce il genio del Palladio che diventa Mito: nel Settecento i suoi progetti trovarono spazio nelle ville russe ed inglesi, ma soprattutto diventarono il soggetto amato di vedutisti come  Luca Carlevarjis, Bernardo Bellotto o delle immagini visionarie di  Piranesi e di Canaletto nel celebre Capriccio con edifici palladiani.

                                                                                                          Patrizia Lazzarin