LA BELLEZZA DEL LIBERTY CHE RIFLETTE ARMONIA SULLE MONTAGNE.

Villa Fiore, Agordo

Tornando dalle Dolomiti bellunesi verso la pianura padana incontriamo la valle di Agordo, considerata uno dei bacini più incantevoli delle Alpi, e cogliamo immediatamente la sensazione  di essere circondati da un girotondo di gemme di pietra levigate dal tempo. Bellezze naturali ed artistiche si sono coniugate, in particolare nella piacevole cittadina di Agordo e lungo la strada che ci conduce al centro del paese, il nostro occhio rimane incantato dal disegno architettonico e dai colori di Villa Fiore. La percezione che ci giunge è che le linee delle montagne accanto e i profili dell’edificio nella loro variabilità, restituiscano l’armonia dello stesso luogo. Villa Fiore è stata progettata dall’architetto padovano Massimiliano Ongaro nel 1900 e nove anni dopo era già terminata. Il primo proprietario, l’avvocato Luigi Legrenzi  aveva fatto erigere la villa per la moglie Fioretta Frescura che si tolse la vita gettandosi dalla torretta quando scoperse, aprendo il testamento, che era stata esclusa dalla successione. In una lunga storia di acquisti e anche di abbandono la proprietà è stata acquisita nel 1997 dalla famiglia Dotta costituita dal dott. Galvano, la moglie Mara Mezzacasa e i figli Galvano Junior e Alain. Un grande restauro è stato effettuato negli anni successivi perché la villa che aveva ospitato anche il re Vittorio Emanuele III nel maggio del 1915, durante la sua visita alle truppe di montagna, in seguito era stata teatro di tristi vicende. Dopo la morte violenta di Fioretta, i giornali di fine anni Ottanta riportano  un’inchiesta in cui si fa riferimento ad un’altra morte per assassinio, avvenuta negli anni Trenta, ed in seguito l’utilizzo della villa per sedute spiritiche, senza tralasciare il furto o i danneggiamenti di pezzi della bella costruzione.

Ho voluto intervistare  il più giovane dei figli, Alain che si è occupato di ricerche storiche sull’edificio e che, come tutti i componenti della famiglia, si è impegnato per restituire all’antica bellezza  questa palazzina Liberty dei primi anni del ‘900.  Due sono le ragioni di questo interesse: da un lato perché ci sveli alcune delle tante vicende che arricchiscono e formano il profilo di Villa Fiore e dall’altra  perché tutti sappiamo quanto sia importante salvare dal degrado il patrimonio storico ed artistico della nostra penisola.

 L’architetto Massimiliano Ongaro si è ispirato a costruzioni precedenti per la realizzazione di Villa Fiore?

“Sicuramente Villa Fiore è il risultato di precedenti opere in stile Liberty già realizzate da parte dell’Ongaro. In particolare Villa Fiore ha riunito in se influenze di derivazione greca e armonia tipica del Liberty Novecentesco. Negli anni abbiamo ricevuto diverse foto di altre ville venete con torretta, appartenenti allo stesso stile di Villa Fiore, ma è difficile ipotizzare se vi sia stata ispirazione ad altre opere per realizzarla”. 

Quanti affreschi ci sono in villa originali e quanti ne sono eventualmente stati realizzati di nuovi?

“Gli affreschi presenti all’interno di Villa Fiore sono una ventina, senza considerare gli affreschi/decori esterni che percorrono l’intera superficie della casa. Sia internamente che esternamente sono tutti originali e sono stati oggetto di serio e, garantistico intervento di recupero e ripristino. Soltanto tre pannelli decorativi situati esternamente sono stati giudicati “irrecuperabili” da parte dei restauratori ed è stato eseguito il cd. “distacco di affresco”, descritto nel libro  dedicato a Villa Fiore. La sezione distaccata è stata poi realizzata nuovamente seguendo in maniera puntuale la geometria e la rappresentazione originale”. 

I soggetti? E anche nel caso di piccole decorazioni, come i festoni, interessano tutte le finestre e/o porte?

“I soggetti degli affreschi sono soprattutto  fiori e  frutti, soprattutto mazzi di fiori e composizioni naturalistiche. Si segnala il maestoso affresco di “Amore e Psiche” dello scalone che rappresenta l’unico affresco raffigurante soggetti umani/divini. Le restanti pitture raffigurano paesaggi asiatici e scenari orientali descritti all’interno del libro. I festoni e le piccole decorazioni interessano in particolar modo i fregi esterni, gli affreschi esterni, soprattutto nell’area del sottotetto e di perimetro a porte e finestre”. 

Le principali difficoltà incontrate dalla restauratrice?

“La pazienza. Sicuramente sono stati anni di sacrifici e di passione quelli dedicati da lei per riportare allo splendore di inizio ‘900 gli affreschi e i particolari artistici, soprattutto quelli che erano stati ricoperti con dell’intonaco marrone da parte dei precedenti proprietari”. 

Nella vostra ricerca nei mercati d’antiquariato avete avuto dei consulenti e  poi anche nel successivo arredo?

“Il consulente più abile che abbia conosciuto è stato mio padre. Abile nel ricercare scrupolosamente complementi di arredo affini allo stile della Villa, talvolta senza preoccuparsi delle dimensioni per il trasporto. Andavamo ai mercatini tutti insieme in famiglia e a volte occorrevano più viaggi per portare a casa quanto acquistato. Altri consulenti importanti sono stati poi i mercanti d’arte, gli appassionati con i quali siamo entrati in contatto nei vent’anni ormai trascorsi. Abbiamo sviluppato un personale gusto per il Liberty che a tutt’oggi ci permette di visitare i mercatini d’antiquariato ancora con la stessa “fame” di trovare arte legata a Villa Fiore”.

L’arredamento  attuale conserva pezzi dell’antica dimora?

“Villa Fiore era una dimora diroccata e disabitata, vittima di vandali e di persone che hanno portato via tutto ciò che era disponibile. Era una scatola vuota senza più nemmeno le rose in ferro battuto che sono state strappate dalla ringhiera dello scalone”. 

Quali vincoli avete incontrato con le Soprintendenze?

“Le Soprintendenze hanno proposto di collaborare al restauro di Villa Fiore, ma abbiamo ritenuto di procedere con le nostre forze. Ogni intervento, di concerto con i singoli professionisti coinvolti è stato oggetto di molteplici considerazioni dal punto di vista della conservazione, del miglioramento e del ripristino di arredi, soffitti, affreschi, pavimenti, lampadari, mobili e tutto ciò che Villa Fiore meritava.” 

Questa villa ha un significato storico importante. In essa poi si è volta la visita di un regnante. L’importanza del recupero di edifici artistici  in Italia. Cosa pensa si potrebbe fare per valorizzare il nostro patrimonio?

“Tante sono le dimore pubbliche o private in Italia che si fregiano di restauri e ripristini a regola d’arte. Purtroppo però non mancano esempi di ville che sono in stato di abbandono e decadenza o che vengono restaurate senza rispettarne lo stile o le proprie caratteristiche. Ritengo che i recuperi artistici sia pubblici che privati dovrebbero essere sostenuti maggiormente da parte dello Stato e delle associazioni di categoria con dei contributi che motivino e spingano a conservare quanto di bello c’è nel nostro paese. E ce n’è veramente tanto.” 

Accanto alla perseveranza della vostra famiglia nel voler acquistare questa dimora ricca di ricordi, anche d’infanzia, ci sono delle parentele, mi sembra, con l’ultimo proprietario Bruno Dai Pra?

“Corretto, c’erano delle lontane parentele tra Bruno Dai Pra e mia nonna paterna, madre di mio papà Galvano Senior che si chiamava Isolina Dai Pra. Mi sembra che vi fosse una parentela tra cugini di secondo o terzo grado”.  

Quale futuro o progetti  per questa bella villa nel cuore di Agordo, accanto alle montagne?

“Il futuro di Villa Fiore credo che possa realizzarsi in una futura e nuova abitabilità da parte nostra cercando di comprenderne a fondo la bellezza di poter soggiornare continuativamente in una dimora che profuma di storia e arte.”

                                                                                                     Patrizia Lazzarin