
Uno studio dell’Istituto di fisiologia clinica del Cnr ha monitorato e mappato le abitudini degli adolescenti in Europa tra sigarette convenzionali e sigarette elettroniche (e-cig), rivelando che le politiche di controllo dell’uso di tabacco contribuiscono a prevenire lo svapo, oltre che il fumo tradizionale. I dati provengono dalla ricerca europea ESPAD 2019, coordinata da Cnr-Ifc. Lo studio è stato pubblicato su Addiction.
Sembra utile a questo punto fare una premessa. Fabio Beatrice, medico responsabile del Centro antifumo del San Giovanni Bosco di Torino e coautore con la giornalista Johann Rossi Mason del libro “La verità sulla sigaretta elettronica”, ha valutano i pro e i contro delle e-cig. «Il vantaggio principale delle e-cig, rispetto a cerotti, gomme da masticare e pastiglie, è che mantengono la gestualità. Inoltre non provocano la combustione di tabacco e carta, e quindi nemmeno la produzione di catrame e decine di sostanze fortemente cancerogene». Quali gli effetti negativi sulla salute, se ci sono? “La tossicità è in funzione della potenza di erogazione, di come è disposto il vaporizzatore nella cartuccia, della qualità della ricarica. Inoltre, la potenza della batteria incide sulla temperatura del vapore: più potenza, migliore aromaticità, più lunga durata della batteria stessa. Ma anche maggiore presenza di formaldeide, una delle 83 sostanze cancerogene presenti nelle normali sigarette (dovute alla combustione) e trovata anche in alcuni modelli di e-cig”.
Come ci stiamo muovendo e con quali risultati, tutti noi e in particolare i giovani? ESPAD, European School Survey Project on Alcohol and other Drugs è la più grande ricerca sui comportamenti d’uso di alcol, tabacco e sostanze illegali tra gli studenti dai 15 ai 16 anni in 35 paesi europei ed è coordinata dall’Istituto di fisiologia clinica del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr- Ifc). Dal 1999 con una metodologia standardizzata valuta le variazioni delle abitudini dei ragazzi e i suoi studi hanno recentemente suscitato l’interesse del network Global Burden of Disease e in particolare della stessa Organizzazione mondiale della sanità.
In relazione alle sigarette tradizionali si registra una tendenza in generale calo tra gli adolescenti, presumibile esito delle politiche di prevenzione e contrasto attuate nella maggioranza dei paesi. Tuttavia, i dati relativi all’utilizzo della sigaretta elettronica mettono in luce uno scenario preoccupante. La sezione di Epidemiologia e ricerca sui servizi sanitari di Cnr-Ifc ha pertanto condotto uno studio dal titolo “E-cigarette use and conventional cigarette smoking among European students: findings from the 2019 ESPAD survey”, per analizzare come le politiche di controllo dell’uso di tabacco abbiano effetto su queste abitudini.
“Nel 2019 il 40,6% dei circa 100 mila studenti ESPAD ha dichiarato di aver provato almeno una volta la sigaretta tradizionale e il 19,3% di essere fumatore corrente, con percentuali tra il 5,1% in Islanda e il 32,4% in Italia. Di contro, il 37,8% riferisce di aver provato la sigaretta elettronica e gli svapatori correnti sono il 12,4% (13,4% in Italia)”, dice Sonia Cerrai, autrice dello studio. “È lecito presumere che l’avvicinamento dei giovani alle nuove abitudini di fumo continuerà a crescere, sia per la facilità di reperibilità, sia per la convinzione che queste modalità siano scevre da rischi”. L’uso delle sigarette elettroniche ha superato il fumo tradizionale in dieci dei paesi analizzati. “Se da un lato non è detto che le sigarette elettroniche contengano nicotina, è vero che questi dispositivi tecnologici di grande appeal tra giovani e giovanissimi sono spesso utilizzati in maniera concomitante con le sigarette tradizionali, con un range che va dal 2% a Cipro al 15% a Monaco del campione (8,9% in Italia)”, prosegue Cerrai.
Tuttavia, l’adozione di politiche governative di controllo dell’uso di tabacco può contribuire anche alla prevenzione dello svapo. “Per questa analisi abbiamo utilizzato l’indice Tobacco Control Scale, che assegna un punteggio sulla base delle misure di controllo adottate. Abbiamo considerato nelle analisi anche alcuni componenti specifiche: l’aumento del prezzo mostra associazioni significative con la diminuzione di entrambe le forme di fumo, mentre una maggiore spesa in campagne informative e programmi di disincentivazione è associata con il solo fumo tradizionale e misure più stringenti di divieto alla promozione e pubblicizzazione con l’uso dei device elettronici”, conclude la ricercatrice. “Il marketing dei nuovi dispositivi spinge sulla safety, ovvero sulla diminuzione dei rischi correlati all’esposizione al fumo di tabacco, ma questo radicale cambiamento nel consumo potrebbe indurre una non corretta comprensione del problema da parte dei giovani, che pure avevano ben recepito i programmi e i progetti di prevenzione attuati negli ultimi 20 anni”.
Patrizia Lazzarin