“Torna a Milano” Niki de Saint Phalle, l’artista franco americana che riappare nei ricordi per le sue Nanas, donne giganti dai colori vivaci che si muovono nello spazio con le loro rotondità.
Come ha voluto precisare la curatrice della mostra, Lucia Pesapane, nella conferenza di ieri, tenutasi al MUDEC , Niki de Saint Phalle si distingue, nel panorama delle artiste per tre buone ragioni. La prima, per essere una scultrice, disciplina meno praticata dalle donne artiste, la seconda, per avere realizzato sculture monumentali e infine perché esse si trovano anche in spazi pubblici all’aperto, confermando in questo modo un riconoscimento corale.
La rassegna che si apre oggi al MUDEC, racconta il fascino che l’artista ebbe per culture diverse, a partire da quella verso l’Italia, l’Egitto, il Marocco e la Spagna insieme a quelle mesoamericane e indiane. Si comprendono inoltre le ragioni della scelta del museo che la ospita, il quale fu ideato per essere un polo culturale in dialogo con le comunità internazionali presenti nel capoluogo lombardo.
Niki de Saint Phalle, nata nel 1930 a Neuilly – sur Seine e morta a Jolla nel 2002, ha saputo sfidare in modo coraggioso gli stereotipi di genere attraverso l’Arte, a partire dalle opere costituite da assemblaggi di plastica e tessuti, volti a riprodurre le fattezze di donne partorienti, di spose cadaveri e di corpi femminili mutilati di gambe e braccia. Prostitute, streghe, spose, madri, dee: verso una nuova società matriarcale è i titolo della seconda sezione dell’esposizione che sottolinea i ruoli gabbia in cui la donna è costretta a vivere.
Scrive la curatrice Pesapane: I suoi assemblaggi colpiscono ancora oggi per la violenza e la radicalità del loro intento critico. Le Nanas sono la risposta gioiosa, successiva, dopo anni di frustrazione e di angoscia. Siamo tra la fine degli anni Sessanta e il decennio successivo. Nanna era la divinità guardiana del fiume Eufrate, nell’antica città sumera di Ur, ma la Nana nella storia personale di Niki, era anche la governante che si prendeva cura di lei a New York. Le Nanas sono le interpreti di una nuova società matriarcale. Esse le vediamo quasi “danzare” nell’aria nei loro possenti volumi: moderne Veneri di Willendorf dal corpo abbondante che si espande in una gravidanza cosmica”, come scrive la curatrice .
Le Nanas nere che vediamo in esposizione appartengono anche al suo desiderio di dare voce alle persone più svantaggiate della società. Il femminismo degli anni Sessanta dell’artista si trasformerà poi, in un umanesimo che si batte per l’inclusione e il per il riconoscimento dei diritti dei più deboli.
Nicki de Saint Phalle torna a Milano, come si è scritto a inizio articolo, ricordando la sua presenza nella città negli anni Settanta. Allora fu interprete di un accadimento che fece scalpore. A Milano, nel 1970, Pierre Restany insieme al gallerista Guido Le Noci organizzò in Piazza del duomo il Festival per il decimo e ultimo anniversario del Nouveau Réalism. La performance – spettacolo di de Saint Phalle, del 29 novembre turbò gli animi e tutta la città ne parlò. Dentro la Galleria Vittorio Emanuele, circondata da un cordone di poliziotti, con una folla numerosa, Niki de Saint Phalle, sparò contro un tabernacolo formato di animali impagliati e di santi …
La pittura rossa esplosa nei barattoli nascosti dietro i pannelli che sostenevano l’altare, fini per imbrattare persino i poliziotti, mentre le bombe fumogene esplodevano nell’aria. Era stato compiuto un sacrilegio? Dirà l’artista: non ho mai sparato contro Dio. Provo grande difficoltà e grande fascino. Io sparo contro la Chiesa.
Una vita quella dell’artista franco americana che, nelle parole e nelle testimonianze rivela i suoi tormenti, come i film e i suoi libri raccontano, a partire da quell’abuso subito da parte del padre in giovanissima età. L’esposizione mostra le tracce del suo percorso esistenziale e anche del suo bisogno di utilizzare lo schermo e i media per promuovere la sua arte e il suo impegno sociale.
La rassegna è stata prodotta da 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE ed è stata promossa dal Comune di Milano-Cultura. Institutional Partner è Fondazione Deloitte. Essa viene realizzata anche grazie alla collaborazione con la Niki Charitable Art Foundation.
Potremmo così ammirare fino al 16 febbraio 2025, 110 sue opere, di cui una decina di grandi dimensioni, e una selezione di opere su carta, video e vestiti della Maison Dior che ricordano il suo passato di modella e la sua idea di “vestito” come strumento per l’affermazione del femminile.
Nella quarta sezione e nell’ottava che è anche l’ultima, ritroveremo i sogni e le storie in grande di Niki de Saint de Phalle: Il Giardino dei Tarocchi costruito a Garavicchio, nella frazione di Capalbio e il Queen Califia’s Magical Circle, in California, dedicato alla dea Califia che la leggenda narra sia stata la fondatrice della California.
Il primo è un luogo magico dove 22 sculture, coperte di mosaici e di ceramiche colorate, rappresentano le 22 carte degli arcani maggiori del tarocco e sono espressione del sincretismo culturale e linguistico dell’artista che ha studiato le culture mediterranee e quelle indiane, la tradizione etrusca e ha visto i parchi laziali e toscani. Nel secondo parco, negli States, gli animali che simboleggiano la cosmogonia mesoamericana intendono colmare le lacune della scarsa rappresentazione dei nativi americani nella cultura statunitense.
Avremmo poi un’altra opportunità. Nello stesso periodo in cui potremmo conoscere e approfondire l’arte di Niki de Saint Phalle, potremmo anche ammirare le opere di un altro grande artista, Jean Tinguely, suo marito, in mostra presso Hangar Bicocca dal 10 ottobre, solamente cinque giorni dopo l’apertura della rassegna dedicata all’artista franco americana.
Patrizia Lazzarin