Molte artiste che, dal XVI al XIX secolo hanno fatto di Roma il loro luogo di studio e di lavoro con una produzione ricca e variegata e di assoluto rilievo artistico, spesso relegate a una sorta di “silenzio” storiografico, sono ora al centro della mostra “Roma Pittrice. Artiste al lavoro tra XVI e XVIII secolo”, ospitata al Museo di Roma a Palazzo Braschi dal 25 ottobre 2024 al 23 marzo 2025.
Il progetto espositivo propone circa 130 opere, eseguite da cinquantasei artiste, attive in città stabilmente o per periodi più o meno lunghi, partendo inizialmente dalle collezioni dei Musei Civici della Sovrintendenza Capitolina per poi collegarsi a quelle di molti altri musei e collezioni nazionali e internazionali.
Lavinia Fontana, Autoritratto alla spinetta, 1575
Di queste artiste sono ricostruite le vicende professionali e biografiche, spesso ignote a causa della mancanza di documentazione o perché le loro opere erano state attribuite ai lavori di maestri e familiari maschi. “Incontriamo” Maria Felice Tibaldi Subleyras, Angelika Kaufmann, Laura Piranesi, Marianna Candidi Dionigi, Louise Seidler ed Emma Gaggiotti, le cui opere erano per la maggior parte conservate nei depositi, e altre artiste attive in città, dalle notissime Lavinia Fontana, Artemisia Gentileschi e Giovanna Garzoni, a quelle meno conosciute come Giustiniana Guidotti, Ida Botti o Amalia De Angelis e molte altre, il cui catalogo si sta ricostruendo in questi ultimi decenni di ricerca.
Il percorso, cronologico e tematico, descrive il progressivo inserimento di queste pittrici nel mercato internazionale e il faticoso conseguimento del pieno accesso alla formazione e alle più importanti istituzioni della città, quali l’Accademia di San Luca e l’Accademia dei Virtuosi al Pantheon.
In questo processo di affermazione, Roma si conferma quale luogo primario di apprendistato. La città non è unicamente intesa come luogo di pratica, formazione e mercato, ma diventa anche personificazione delle tante artiste che, per nascita o scelta, vi hanno lavorato, contribuendo al consolidarsi della sua fama di luogo cruciale per lo sviluppo delle carriere creative attraverso l’età moderna.
Luise Seidler (1786 Jena – 1866 Weimar) Ritratto di Dorothea Denecke von Ramdohr con la figlia Lilli
Il titolo della mostra rimanda alla storiografia sei-settecentesca (a partire dalla Felsina pittrice di Malvasia dedicata a Bologna nel 1678), in un momento in cui le varie scuole pittoriche d’Italia cercano di rivendicare la loro autonomia rispetto all’egemonia fiorentina. Allo stesso modo le artiste, da sempre trascurate dagli studi, rivendicano in mostra la loro presenza nella Roma Capitale delle Arti tra XVI e XIX secolo.
PERCORSO DI MOSTRA
Spetta all’enigmatica artista ritratta da Pietro Paolini nei primi decenni del XVII secolo accogliere il visitatore all’ingresso del percorso espositivo. Dall’identità sinora ignota, la giovane pittrice di nature morte guarda intensamente verso lo spettatore mostrando con orgoglio gli strumenti del mestiere.
La prima sala è dedicata alla bolognese Lavinia Fontana, di cui si alternano opere inedite o mai esposte prima, tra cui il primo autoritratto su rame. E, a seguire, occhi puntati su Artemisia Gentileschi, ripercorrendo con tre opere le tappe della sua brillante carriera: della seconda fase romana, il dipinto Cleopatra che rimanda alla statuaria classica, ma drammatico, sensuale e maturo nella resa della nudità, del decennio successivo L’Aurora, opera dall’iconografia inedita e infine, del periodo napoletano Giuditta e la serva con la testa di Oloferne, riproposizione con toni più tenebrosi di un dipinto del padre Orazio.
Importante è la presenza di Giustiniana Guidotti, con l’unica opera sinora nota, che si espone qui per la prima volta. Guidotti vi lascia la firma, strumento di cui le artiste disponevano per rendersi visibili al pubblico.
Carlotta Gargalli (Bologna 1788-Roma 1840), Ritratto della famiglia de’ Bianchi, 1816
Guardando ancora al Seicento una sala è interamente dedicata alla natura morta in cui eccellono Laura Bernasconi e Anna Stanchi. Prestito eccezionale dall’Accademia di San Luca un prezioso album con minuziose miniature di piante, frutti, fiori e animali dell’ascolana Giovanna Garzoni.
Si chiude la sezione dedicata ai secoli XVI e XVII con altre due sale, una riservata a un altro genere molto praticato dalle pittrici, il ritratto, tra cui di particolare interesse è l’unica opera oggi nota di Claudia Del Bufalo che raffigura la sorella Faustina nel suo abito nuziale. Segue un focus sulla grafica, la miniatura della famosa “architettrice” Plautilla Bricci, presente anche con alcuni prospetti ottocenteschi del suo progetto più rappresentativo: la Villa del Vascello.
Hortense Lescot (Haudebourt) (Parigi 1784-1854), Il piccolo mendicante, 1808-1809
Attraverso cinque dipinti viene illustrato il percorso artistico di Angelika Kauffmann, pittrice internazionale che si stabilisce a Roma, dove la sua casa-atelier diventa un luogo di incontro per tanti intellettuali.
Ampio spazio, poi, all’incisora Laura Piranesi e altre pittrici che, con il loro operato, consolidano la presenza nelle accademie e il successo nel mercato dell’arte, tra cui Élisabeth Vigée, Caterina Cherubini e Maria Felice Tibaldi.
La narrazione attraverso il XIX secolo si snoda con i tanti volti di artiste: autoritratti o raffigurate da altri, ma anche cantanti, attrici, salonnières riprese in iconiche immagini che restituiscono la forza e la determinazione di tutte le donne che hanno contribuito ai tanti cambiamenti della società. Di Emma Gaggiotti si espone per la prima volta il Ritratto di famiglia, oltre alla Venere degli Uffizi e la Sacra Famiglia dei Vaticani, entrambe opere conservate nei depositi e appena restaurate. Mentre l’Autoritratto degli Uffizi ha trovato posto solo recentemente nelle sale degli autoritratti del museo.
Nella Roma del XIX secolo le artiste godevano di maggiori libertà che in passato: rispetto ai secoli precedenti le donne, che si dedicavano all’arte, crescono di numero e in molti casi si tratta di figure ancora del tutto da scoprire. Come, ad esempio, Erminia De Sanctis e Virginia Barlocci, di cui si conservano vari lavori nelle collezioni capitoline, ma che riemergono anche dal mercato antiquario e costituiscono un’assoluta novità espositiva.
L’esposizione, promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, è curata da Ilaria Miarelli Mariani, direttrice della Direzione Musei Civici Sovrintendenza Capitolina e Raffaella Morselli, professoressa ordinaria Sapienza Università di Roma), con la collaborazione di Ilaria Arcangeli dell’Università di Chieti Gabriele D’Annunzio. Organizzazione Zètema Progetto Cultura. Catalogo Officina Libraria.
Patrizia Lazzarin