Non appena entriamo nelle sale che ospitano l’esposizione di Roberto Matta a Ca’ Pesaro, nella città di Venezia, siamo attratti da visioni che una mente fantasiosa sembra abbia ideato attingendo al mondo figurativo del pittore fiammingo del ‘400, Hieronymus Bosch che si caratterizzava per il suo gusto di rappresentare mondi inverosimili e stupefacenti. Nei suoi quadri Roberto Matta immagina ora spazi fra lontane galassie, dove si confrontano e si combattono oggetti e soggetti a noi sconosciuti che, curiosi, tuttavia a volte ci pare di riuscire ad identificare nelle loro forme fluttuanti, non più certe, ma capaci di consegnare alla nostra mente gli interrogativi del nostro presente.
Roberto Sebastián Antonio Matta Echaurren, uno degli artisti del Ventesimo secolo che si è distinto per una cifra stilistica peculiare e di cui si apre oggi un’esposizione a lui dedicata nel nobile Palazzo di Ca’ Pesaro, è stato pittore, disegnatore, architetto, scultore e artista militante. Questa esposizione si inserisce nel progetto di ricerca e di riscoperta degli autori del Novecento che la Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Venezia intende promuovere a partire dai capolavori custoditi nella sua collezione.
L’opera da cui nasce l’idea della mostra è Alba sulla Terra, la prima creazione di Matta entrata in una collezione pubblica italiana, grazie all’acquisto, nel 1953, da parte del Comune di Venezia per Ca’ Pesaro, in occasione dell’esposizione Matta 1949-1953 al Museo Correr, organizzata dalla Galleria del Cavallino e sotto l’egida di Carlo Cardazzo. Echaurren è oggi, nonostante il significato avuto nel mondo dell’arte, uno degli artisti meno presenti, con le sue opere, nei nostri musei.
Egli era nato in Cile nel 1911 da una famiglia di origini basche. Appena laureato si era recato a Parigi, dove nei primi anni Trenta lavorò per Corbusier e conobbe il poeta Garcia Lorca che lo presenterà a Salvador Dalì. E da Dalì a Andrè Breton, lungo una linea di sperimentazione voluta, egli trae gli elementi con cui plasmare la sua poetica. “Alla fine degli anni Trenta, Matta riconsegna all’automatismo un ruolo di primo piano all’interno del Surrealismo, attraverso dipinti di straordinaria vitalità e originalità che confondono l’opposizione convenzionale tra figurativo e astratto. Quando i surrealisti riparano a New York per sfuggire alla guerra in Europa, Matta fa conoscere le loro idee agli artisti americani locali, incoraggiando Jackson Pollock, Robert Motherwell, Lee Krasner e Baziotes, … a dedicarsi al disegno automatico …
Matta è figura di spicco del Surrealismo di cui si celebra quest’anno il centenario. L’irrazionalità, l’inconscio, l’automatismo psichico e la materia che si deforma, patrimonio del surreale, si uniscono in lui alla componente geometrica, architettonica e costruttiva fino a sconfinare nella quarta dimensione, come vediamo nella sua produzione matura che tuttavia conserva anche un afflato poetico. Scriveva Matta: ho messo il bianco e fatto piccoli passaggi, l’ho accarezzato come una pomata. Credo che fosse il subconscio in uno stato liquido, uno stato di combustione.
Quando osserviamo l’artista in un documentario visibile in una sala dell’esposizione, mentre è intento a mostrarci il suo modo di creare, abbiamo modo di conoscerlo in quella che era la sua maniera, il suo inventare e reinventare anche per cercare spiegazioni al mondo con cui si confrontava, con le sue cose e fatti inspiegabili a cui cercava di dare un ordine. Norman Rosenthal scrive nel catalogo della mostra riferendosi alla sua pittura: … ciascuna delle immagini pittoriche di Matta promana una distanza sia eternamente presente che onirica: guarda in luoghi impossibili, che tuttavia non possono essere tenuti a bada.
L’artista è conosciuto anche per il suo impegno politico che si è espresso in varie opere, come ad esempio Question che potremmo ammirare nelle sale della mostra. In questo lavoro egli fa riferimento alla Guerra D’Algeria e la sua ispirazione venne maturandosi sulle notizie delle atrocità naziste e torture favorite dallo Stato che venivano emergendo in quell’epoca. Vi è la visione di una popolazione profondamente disumanizzata, raffigurata in forme meccanizzate e meno naturalistiche di quanto lo scrittore George Orwell stava facendo con il libro 1984, intorno agli stessi anni.
E parlando dei luoghi in cui Matta operò … Nel Giardino della Bandita nella città di Tarquinia dove egli visse in parte negli anni Sessanta del secolo scorso, scrive nel catalogo, Elisabetta Barisoni, una delle curatrici della rassegna, si respirano la sua creatività e vitalità ben fuori dall’ambito pittorico o bidimensionale, laddove tutto parla di lui, dalle posate alle sculture di terracotta … dai bassorilievi in ceramica all’infinita varietà di sedute ricavate dai materiali più diversi … Meno conosciuto è invece il suo legame con il grande laboratorio creativo fondato in laguna da Egidio Costantini nella prima metà degli anni Cinquanta … frequentato da artisti nazionali ed internazionali di nota fama.
L’esposizione che ha la curatela di di Norman Rosenthal, Dawn Ades ed Elisabetta Barisoni ed è stata realizzata in collaborazione con Archivio Matta, sarà aperta al pubblico fino al 23 marzo 2025.
Patrizia Lazzarin