DONNE IN ONDA

Come si è caratterizzato e quali espressioni ha avuto  l’immaginario femminile nella Rai, a cominciare dal suo lontano nascere il 3 gennaio del 1954, per giungere fino alla contemporaneità? Lo start iniziale ha preso forma, per quanti potevano usufruire allora di un televisore,  quando la presentatrice Fulvia Colombo annunciò, quel giorno, l’inizio ufficiale del servizio pubblico, per poi svilupparsi attraverso tanti  momenti iconici, come nel 1958 con  le inchieste sulle donne lavoratrici in Italia, di Ugo Zatterin  e Giovanni Salvi  o, nel 1965, con lo sguardo di Liliana Cavani sulla “Donna della resistenza”.

Momenti apicali sono stati  il documentario – film “Processo per stupro” del 1979 che raccontava le umiliazioni subite dalle donne durante i dibattimenti giudiziari per violenza carnale, il programma  ironico “La Tv delle ragazze” con Serena Dandini o Amore Criminale tutt’ora nel palinsesto tv. Tanti sono i programmi, le inchieste, i film, … dove la figura femminile da oggetto di osservazione, anche se protagonista, diventa soggetto narrante … e poi ancora si trasforma … “riverberando” i cambiamenti della società.

In “Donne in onda”, il libro  della giornalista ed esperta di comunicazione Lorenza Fruci, tutto questo viene fatto riemergere, legando insieme, nella ricerca di un comune significato, i mutamenti della Storia con le vicende narrate, anticipate e commentate dal piccolo schermo. La televisione appare dunque come specchio della società, ma anche capace di ricostruire la realtà attraverso la riproduzione di immagini, “evocando” in questo anche  la sua forza di persuasione. Trasformazioni sociali, culturali, economiche e tecnologiche cambiano l’Italia  e il suo modo di raccontarsi come si vede anche sfogliando i programmi di quegli anni.

Ora noi potremmo quasi sorridere delle attenzioni che il primo amministratore delegato della Rai dal 1954 al 1956, Filiberto Guala, riservava, fra le altre cose, all’uso di un linguaggio che non potesse turbare l’opinione pubblica o che contrastasse la “santità matrimoniale”.  Tuttavia  quel dirigente era animato da buoni propositi e pensò ad una televisione educativa. Organizzò il primo concorso della storia della tv pubblica in cui si distinsero i famosi “corsari”, uomini che si misero al lavoro per una televisione che portasse più cultura, più intelligenza e più conoscenza”.

I programmi furono da subito più d’uno. Si ricorda a questo proposito “Lascia o Raddoppia”, un quiz con Mike Bongiorno, il “Musichiere” gioco musicale con Mario Riva, “Canzonissima” e “Campanile sera”, un quiz con collegamenti esterni da due diverse piazze italiane … Il piccolo schermo diventava denuncia nelle inchieste sulle donne lavoratrici di Zetterin e Salvi, facendo risaltare i ruoli stretti e le fatiche delle donne di allora e, in seguito,  come scrive Fruci,  Liliana Cavani portò avanti la lancetta della storia, anticipando di molto il dibattito storiografico sul ruolo delle donne nella Resistenza attraverso la sua indagine e programma. Alla fine di quel documentario era stato subito chiaro come quelle partigiane che avevano  anche imbracciato i fucili non avevano voluto  solo combattere  il nemico, ma costruire anche un mondo nuovo, sogno forse  disatteso.

Testimone degli avanzamenti della Storia, la televisione giunge ad Alcamo nel 1968, con le telecamere, per documentare le nozze di Franca Viola che aveva detto no al matrimonio riparatore con l’ex fidanzato che l’aveva rapita e violentata. La violenza sulle donne disegna  un filo rosso nella Storia e quando Lina Merlin, a dieci anni dall’approvazione della legge sulla abolizione delle case chiuse,  appare in televisione su “Dicono di lei” il talk show di Enzo Biagi, ribadirà, a confronto con un avvocato e un prete,  la bontà di quella legge che non voleva che lo Stato  si facesse complice di una cosa indegna: lo sfruttamento del corpo delle donne.

Il regista Carlo Lizzani negli anni Settanta, intervisterà anche Mary Quant, l’inventrice della minigonna, per mostrare una donna sempre più padrona del suo corpo. Sarà  tuttavia, negli anni dal 1977 al 1981, “Si dice Donna” a dare la parola  alle donne che di questo programma furono, ideatrici, autrici e narratrici e  allora, per la prima volta la questione femminile fu affrontata con lo sguardo e le parole delle donne femministe che da tempo lottavano per il riconoscimento di una maggiore dignità, più diritti, meno disuguaglianze e per la possibilità di ogni donna di scegliere e costruire il proprio futuro.  Attraverso tanti documentari, film e spettacoli il libro traccia  anche tutte le battaglie che le donne hanno dovuto sostenere per ottenere i loro diritti.

Nuove donne  e del Passato  emergono poi anche nei palinsesti degli anni 2000, dove si scava  nella Storia. I programmi lo rivelano: “Le ragazze del ’46” nel 2016, “Le Ragazze del ‘68”  nel 2017 e “Le Ragazze”, ancora in palinsesto dal 2017. Seguono,  dal 2018 al 2023, “Illuminate  su figure come Palma Bucarelli, Marisa Belisario, Gae Aulenti … ,“Donne di scienza” nel 2018, “Quattro secoli di arte al femminile” nel 2019, nel 2020 “Grandi Donne” e  “La Tv di Liliana Cavani. Un romanzo di formazione”,  nel 2022 “Cronache di Donne Leggendarie, nel 2024 Donne Esploratrici …

Si scopre una Storia che continua a togliersi i veli che la nascondono.

Patrizia Lazzarin