
Due giganti della pittura figurativa italiana del Novecento si incontrano in Garfagnana dal 22 giugno al 30 settembre al Museo Stanze della Memoria di Barga, a pochi chilometri da Lucca. Dalla realtà al realismo: Antonio Ligabue e Renato Guttuso, è il titolo dell’esposizione che viene promossa dal Comune di Barga con il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca e che è organizzata dalla Galleria de’ Bonis di Reggio Emilia. Cosa accomuna due artisti tanto diversi da rendere curioso il confronto? Ognuno di loro ha descritto la realtà con un background diverso e partendo da punti di vista lontani.
In entrambi tuttavia la materia espressiva sembra affondare in quella esistenziale. Guttuso scriveva nel numero del Selvaggio a lui dedicato: Se potessi scegliere un momento della storia e un mestiere, sceglierei questo tempo e il mestiere di pittore. Renato Guttuso nasce a Bagheria nel 1912 e il tempo della pubblicazione citata era il 1939, quello del fascismo e della guerra imminente. Leonardo Sciascia in un testo su una mostra dell’artista del 1974 aveva scritto: Guttuso è tanto più forte quanto più le condizioni sono difficili e i tempi sono pericolosi. Il suo essere pittore è una passione, come una febbre …”

E di totale inerenza alla storia e alle sue contraddizioni sono fatte la vita di Guttuso e la sua arte che con il suo percorso biografico si intreccia al punto da non esserne distinguibile. Un’incandescenza espressiva e ideologica lo permeava e lo ha portato a creare un corpus artistico denso e stratificato che lo ha reso attore e interprete del Novecento. Guttuso rifiutava per i suoi quadri del dopoguerra il termine di Neorealismo e rivendicava per essi quello di realismo sulla scia di Rembrandt, Delacroix, Courbet, il quale amava le cose per quello che sono …”.
Antonio Ligabue che oggi è un pittore apprezzato dal pubblico da essere protagonista di numerose mostre ebbe una vita difficile e solo sul finire della carriera, grazie soprattutto all’operato del critico Renato Marino Mazzacurati, vide il successo. Ligabue anche se privo di formazione accademica, fu capace di immedesimarsi totalmente nella sua arte e di catturare l’osservatore trascinandolo nel suo mondo visionario, fatto di animali feroci, ricordi della sua Svizzera, la terra natale, vedute della campagna emiliana, autoritratti e …

All’inizio del suo percorso artistico era chiamato “el Matt” con un soprannome datogli dagli abitanti di Gualtieri, il suo paese adottivo. Non venne compreso dai suoi contemporanei che al contrario lo consideravano un folle e non acquistavano volentieri i suoi dipinti. L’arte per lui traduceva un sentimento interiore che coniugava nei suoi temi ricorrenti come gli gli autoritratti, la vita delle campagne, la natura e le belve feroci. Questi animali in particolare esprimevano la voglia di libertà dell’artista e rappresentano la sua esplosiva energia. Una forza che in Ligabue leggiamo anche nelle numerose scene di lotte tra animali, sia nei suoi dipinti sia nelle sue sculture.
Venti le opere degli autori messe a confronto. Di Ligabue si potranno vedere anche una delle sue iconiche tigri, una cavalla con il puledro e una tela con il rientro dai campi. Di Guttuso saranno invece esposte le nature morte e si potranno anche ammirare due paesaggi a olio che accompagnano il visitatore in un viaggio lungo tutta la penisola, dalle Alpi alla Sicilia, dal Monte Rosa a Palermo.

Completano il percorso espositivo opere su carta come gli appunti di un viaggio in Egitto compiuto dall’artista nel 1959 e alcuni bozzetti per costumi teatrali, espressione dell’ attività del maestro di Bagheria anche in ambito teatrale.
La rassegna Dalla realtà al realismo: Antonio Ligabue e Renato Guttuso, a ingresso gratuito, sarà aperta da giovedì a domenica, dalle ore 16 alle ore 20.
Patrizia Lazzarin