
“Conoscete qualche donna compositrice?” Un quesito che rivolto a numerose persone durante un’indagine svolta da un gruppo di studenti, in una piazza di un mercato cittadino, ha ricevuto per lo più come risposta: “Non ci sono state”. A Palazzetto Bru Zane, Centro di Musica Romantica a Venezia, la ricorrenza dell’otto marzo è diventata l’occasione per cercare di risolvere un mistero … Ancora oggi se noi andiamo a cercare nelle presenze delle principali manifestazioni musicali, vediamo che le compositrici sembrano quasi scomparse. Il Maggio fiorentino di quest’anno include nel suo programma 29 concerti e 53 compositori, di cui 19 contemporanei e fra quest’ultimi, solo 3 sono donne. Il fenomeno non è diverso anche se andiamo a guardare i manifesti di altre famose manifestazioni concertistiche. Tranne qualche rarissimo caso poi, le compositrici anche molto brave, ma vissute un tempo, sembrano sparite.
Eppure fino all’Ottocento le donne, si sono espresse, anche nella ritualità del passaggio delle stagioni, con canti, balli e suonando strumenti. Per poter comprendere questo fatto straordinario, uno dei più grandi “gialli” della storia, andiamo a consultare le fonti. Le indicazioni ci vengono fornite dalla studiosa di Musica, Monique Ciola, nell’ambito della Giornata Internazionale dei Diritti delle Donne, in una conferenza tenutasi nella sala affrescata del piano nobile di Palazzetto Bru Zane. Del Paleolitico, intorno al 20.000 a.C., è conservata una scultura che raffigura la Dea del Corno, in cui appare una donna con uno strumento musicale. Tanti millenni fa abbiamo così una chiara testimonianza, scolpita nella pietra, di un essere umano femminile che si dedicava alla musica. In un sarcofago nel museo egizio di Torino incontriamo la Cantatrice di Amon, ossia di una delle più importanti divinità religiose di quell’antico regno.
Esistono nei secoli centrali del Basso Medioevo trovatrici e non solo trovatori, come dimostrano i nomi di donne preservati dall’oblio dei secoli, i brani delle loro poesie e delle loro musiche, ma è soprattutto a partire dal IX fino al XVII secolo, nei monasteri benedettini femminili, dove la musica rivestiva un ruolo importante nella liturgia, che le donne in queste oasi di pace, sono pienamente libere di creare. Pensiamo che la seconda figura più importante, dopo la badessa, in questi conventi era la direttrice di coro, colei che insegnava e componeva i canti. Fra queste monache ricordiamo Isabella Leonarda, di nobile famiglia, che entrò a 16 anni nel monastero delle Orsoline a Novara. Vissuta fra il Seicento ed il Settecento, fu la prima musicista a scrivere sonate per vari strumenti. Nel Rinascimento, Maddalena Casulana, liutista e cantautrice, visse alla Corte dei Medici e compose 500 madrigali. In uno dei suoi primi testi stampati a Venezia, nella dedica scritta da un italiano, compare una difesa dell’intelletto delle compositrici che vuole contestare le convinzioni del tempo sulla presunta incapacità femminile in questo campo. Potremmo considerarlo un primo manifesto politico a favore delle compositrici. Cosa ha impedito allora alle donne di arrivare sui palcoscenici? Purtroppo gli impedimenti sociali.
La sorella di Mozart, Marianna, bambina virtuosa al pari del fratello, quando raggiunse i diciotto anni, rimase a casa e smise di suonare in tournée, perché non era opportuno che una ragazza in età da marito viaggiasse. Maria Rosa Coccia, siamo ancora a metà del Settecento, riceve un’educazione musicale e supera l’esame per essere Maestra di Cappella della Congregazione di Santa Cecilia, ma non poté dirigere a seguito di una querelle, anche pubblicata, che la denigrava ingiustamente. Marianne von Martines, compositrice non poté ricevere uno stipendio, pur essendo brava e stimata, poiché era nobile e non poteva essere pagata. Fanny Mendelssohn, ricevette la stessa educazione del fratello Felix, ed era bravissima, ma non poté pubblicare. Cécile Chaminade, che comunque ebbe una vita ricca di successi e fu premiata con la Legione d’onore francese, non poté iscriversi al Conservatorio per divieto del padre e ricevette solo lezioni private. Donne che avevano talento da vendere, ma subirono molte costrizioni.
Se si sposavano poi la numerosa prole come ad esempio per Clara Schumann, vissuta nell’Ottocento, e che ebbe otto figli, poteva certamente rendere arduo il loro percorso artistico. Le cose sembrano ora cambiare. La relatrice, Monique Ciola, parla di un nuovo Rinascimento per le donne compositrici del passato. Dagli anni 90 del 900’ la ricerca fa passi da gigante e la speranza sarebbe che la metà della musica ora sconosciuta potesse venire alla luce e potesse poi essere messa in dialogo con quella dei musicisti a loro contemporanei. Il concerto che è seguito alla conferenza, dal titolo: Il Campo del Possibile, sui brani delle compositrici Virginie Morel, Charlotte Sohy e Mel Bonis ha riempito, grazie alla maestria della pianista Marie Vermeulin, della bellezza di queste musiche, gli animi attenti dei numerosissimi presenti.
Marie si è formata al Conservatorio di Boulogne e a quello di Lione, perfezionandosi poi con Lazar Berman e Roger Muraro. Vincitrice di importanti concorsi, nel 2014 ha ottenuto il Prix d’Interprétation della Fondation Simone et Cino Del Duca. L’auspicio è che le sue note struggenti e quelle di Cécile Chaminad che era stato possibile ascoltare ad inizio della conferenza, simbolo della solitudine sofferta nel passato dalle compositrici, possano promuovere un diverso approccio verso le donne di ieri e quelle di oggi che si misurano nella scrittura di brani musicali.
Patrizia Lazzarin