POESIA E SALVEZZA. PICASSO A PALAZZO TE

Sembra che su Picasso sia stato già detto tutto. L’artista nella sua ricerca di un nuovo linguaggio che esprima una realtà più complessa e sfaccettata, ha cercato di dipingere quel che si “conosce dello spazio e delle figure” e non solo quello che si vede. Come Tiziano seppe costruire il mito della sua arte praticandone tutte le forme. Secondo un’opinione comune, il Cubismo di cui assieme a George Braque è stato il fondatore, fu il fenomeno che più profondamente modificò la storia artistica dopo il Rinascimento poiché sovvertì l’impianto compositivo e prospettico sul quale si era fondata la pittura da almeno quattro secoli.

Eppure chi sa che, per quasi cinquant’anni, Picasso fu marchiato come straniero, anarchico e artista d’avanguardia? Apprezzato in tutto il mondo occidentale, fino al 1947,  solo due dipinti si potevano reperire nelle collezioni francesi, dopo il  rifiuto dell’Accademia di Belle Arti. Nel 1901 “Ruiz Picasso Pablo, noto come Picasso Pablo”, che aveva scelto la capitale francese per viverci,  si trovò schedato con il numero 74.664 della polizia. Tuttavia  l’artista continuò a produrre le sue opere, cavalcando le onde della xenofobia del paese. Il 3 aprile 1940 chiese la naturalizzazione, ma gli venne rifiutata. In seguito nel 1955 Picasso scelse il Sud invece del Nord, gli artigiani rispetto agli Accademici delle Belle Arti, la provincia rispetto alla capitale.

“La scoperta della precarietà nascosta dell’artista e degli ostacoli lungo il suo percorso – spiega la curatrice Annie Cohen-Solal – non ci restituisce un’immagine brutale e poco conosciuta della xenofobia comune, del nostro contemporaneo, e di noi stessi? Le due mostre complementari, a Mantova e a Milano,  diventano anche una radioscopia della Francia, con i sogni che ispira, le sconfitte che impone e i demoni che la affliggono. In tempi caotici come oggi, Picasso diventa un nostro contemporaneo: il suo esempio è una lezione d’ottimismo, un modello da seguire, una spinta all’impegno politico e alla pratica artistica”.

A Mantova il 5 settembre, il giorno successivo all’apertura del noto Festival della Letteratura,  si inaugura la mostra Picasso a Palazzo Te. Poesia e Salvezza a cura di Annie Cohen-Solal. Essa è stata prodotta da Fondazione Palazzo Te con la collaborazione del Musée national Picasso-Paris e della famiglia dell’artista. L’esposizione che è strutturata in quattro sezioni, allestite nelle sale monumentali di Palazzo Te, instaura un fecondo  dialogo con gli affreschi di Giulio Romano.  Saranno visibili circa 50 opere del Maestro, simbolo della rivoluzione del  Novecento, tra disegni, documenti, sculture e dipinti,  alcuni eccezionalmente esposti in Italia per la prima volta.

In Francia  Picasso venne inizialmente  accolto da un piccolo gruppo di poeti ai margini ed è, nella  vicinanza  alla poesia,  che scopre  la strada  per superare gli ostacoli legati alla sua condizione di straniero. L’artista si muoverà magistralmente tra le molteplici tensioni della società francese utilizzando come strategia la Metamorfosi. Diventa quindi, a livello estetico, personale e professionale, un artista mercuriale che pochissimi critici, soprattutto in Francia, riescono a capire.

 “Il rapporto tra Giulio Romano, Palazzo Te e l’arte di Picasso passa dal lavoro sulle Metamorfosi di Ovidio che l’artista spagnolo esegue su richiesta di Albert Skira nel 1931 e che viene esposto a Palazzo Te – racconta il Direttore Stefano Baia Curioni –. Ma le domande e i misteri sollevati dal lavoro di Picasso e Giulio Romano vanno oltre le affinità tematiche: entrambi gli artisti sono “amici” del cambiamento e leggono la metamorfosi come tema dominante. Entrambi estraggono dalla letteratura e dalla poesia alimento e salvezza, insieme suggeriscono un modo di partecipare all’arte e alla vita”.

Tra le opere visibili nella mostra che rimarrà aperta fino al 6 gennaio 2025, ci sono La Caduta di Fetonte, l’amore di Giove e Semele, La morte di Orfeo, Polissena sulla tomba di Achille e incisioni e disegni, tra essi alcuni in dialogo con ceramiche  mai esposte prima che esemplificano il  tema della metamorfosi e del viaggio dell’anima nel mondo ultraterreno.

Picasso straniero a Parigi… accolto dai poeti viene raccontato anche attraverso un corpus di disegni, sculture, oggetti e documenti, come il prezioso Diario-Agenda di Guillaume Apollinaire.   

Nelle sue poesie scrisse in francese, catalano e castigliano, realizzando con molteplici esperimenti sul linguaggio quello che aveva creato con la pittura e la scultura. Dipinti come Donna sdraiata che legge (21 gennaio 1939), Sta nevicando al sole (10 gennaio 1934) e il bronzo Metamorfosi I del 1928 mostrano l’effetto salvifico della pratica letteraria.

 Annie Cohen-Solal che è nota per i suoi scritti su Jean-Paul Sartre, sul gallerista newyorkese Leo Castelli, sui  pittori Mark Rothko e sullo stesso artista spagnolo,  cura anche l’esposizione Picasso lo straniero, a Palazzo Reale di Milano, dal 20 settembre 2024 al 2 febbraio 2025, co-prodotta con Marsilio Arte.

                                                             Patrizia Lazzarin