IL DUBBIO E IL DIALOGO

Gustavo Zagrebelsky, insigne giurista italiano, ha pubblicato di recente per Einaudi, in occasione della ricorrenza del ventennio della morte del filosofo, giurista e politologo di statura internazionale, Norberto Bobbio, un piccolo libro che ne racchiude il pensiero. Analizzare le sue idee ed osservazioni, oggi come ieri, conserva la sua validità nel consegnarci occasioni di riflessione legate alle vicende che, da più parti, minacciano la pace nel mondo e fanno temere lo scoppiare di conflitti mondiali.

 Si ricordano le molte persone, in particolare i suoi studenti che erano   affascinati dai suoi insegnamenti. Egli era un docente che prediligeva un metodo analitico – concettuale, a differenza dei professori che sceglievano, nella scuola secondaria, il metodo “storico”. Bobbio scrive Zagrebelsky, è stato “l’uomo del dubbio” e “l’uomo del dialogo”. Egli amava ragionar per dicotomie perché convinto che nella contrapposizione delle differenze o, ancora meglio degli opposti, si potesse realizzare la vera conoscenza.

Esempi di contrapposizione: pace e guerra, democrazia e autocrazia, potere e libertà, giovane e vecchio, buongoverno e malgoverno, nazionalismo e cosmopolitismo, uguaglianza e gerarchia … Il pensiero dicotomico pone sulla bilancia le due facce della medaglia e ci permette di vedere chiaro, oltre il nostro personale punto di vista. Nel labirinto delle idee che offre la vita pratica, in quel labirinto che egli immagina l’uomo si trovi, egli avrebbe voluto aiutare le intelligenze a districarsi “per quanto possibile” tra le reciproche incomprensioni.

All’atto pratico egli sosteneva quindi i benefici della tolleranza, intesa non come sopportazione dell’altro perché la realtà non è semplice e deve essere considerata da più d’un lato per evitare semplificazioni arbitrarie. Ogni concetto può assumere diversi significati che si allontanano da quello originario. Libertà, ad esempio, si può colorare di libertarismo, liberismo, libertinismo … Spesso accade che dicotomie principali e secondarie, nate dalle specificazioni delle prime, si mettano insieme attraverso visioni ideologiche. Avviene che una persona si schieri solo su quel lato della medaglia che crede rappresenti l’intera verità.

Allora può succedere che la forza diventi più importante del dialogo. Il dubbio e il dialogo, i due termini che danno il titolo a questa pubblicazione di Zagrebelsky, sono gli elementi per realizzare quindi una migliore convivenza. Scrive bene a questo proposito l’autore: a differenza del dubbio scettico che sfocia nell’immobilità, e a differenza del dubbio metodico che promuove un movimento destinato a terminare nel punto in cui l’intelletto raggiunge il suo scopo, cioè la Verità sola, una e fissa, il dubbio che Bobbio nomina come caratteristica di se stesso è, per così dire l’omaggio alla verità che è stimolo alla domanda: ciò che penso, cioè in cui credo, eccetera sarà davvero vero?”

Precisiamo: “vero” non nel senso teoretico o dogmatico, ma “vero” nel senso del possibile, accettabile e desiderabile nella prassi; in questo senso “vero” pragmaticamente …  Chi si pone la domanda sarà “davvero vero”, rende omaggio alla verità, in quanto meta esistente, ma irraggiungibile che, tuttavia, non è insensato continuare a cercare perché essa, proprio in quanto sfuggente, è amica della convivenza in un clima di mutua pacifica comprensione.

Gustavo Zagrebelsky ha insegnato Diritto costituzionale e Dottrina dello Stato nelle Università di Sassari e Torino. Già socio dell’Associazione Italiana dei Costituzionalisti, nel 1995 è stato nominato giudice della Corte Costituzionale dall’allora presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro.

Ha presieduto la Corte dal gennaio al settembre del 2004, diventandone poi presidente emerito. È socio all’Accademia delle Scienze di Torino e dell’Accademia nazionale dei Lincei, nonché presidente onorario dell’associazione Libertà e Giustizia e presidente della Biennale Democrazia. Illustre opinionista di attualità e politica, scrive per alcuni dei più importanti quotidiani italiani, tra questi La Stampa e la Repubblica, ed è autore di numerosi saggi.

                                                      Patrizia Lazzarin