CON L’ASCIA DIETRO LE NOSTRE SPALLE

Muoversi dentro l’animo umano per farne fuoriuscire la materia sensibile, rimescolandola per produrre nuove visioni di sé e del mondo, condensa in brevi parole, certamente non esaustive, l’opera della poetessa e scrittrice del Novecento, Amelia Rosselli, una delle più alte figure del secolo che ci siamo lasciati alle spalle e che, come ha scritto Antonella Anedda, contiene in sé il ritmo degli inseguiti. La pubblicazione edita da Electa nel 2024, curata dal critico e storico della letteratura italiano, Andrea Cortellessa, e intitolata Con l’ascia dietro le nostre spalle, approfondisce in maniera accurata e avvincente la sua opera, le sue relazioni, i suoi studi, le sue passioni, i dolori e la vicenda biografica.

Dell’autrice, amante di Kafka, di Shakespeare e, di Sylvia Plath di cui è stata anche traduttrice, l’ascia che compare sul frontespizio del piccolo volume, appartiene al verso contenuto nella raccolta in lingua inglese Sleep. Essa allude alla volontà di spezzare il ghiaccio formatosi dentro di noi. Ghiaccio divenuto espressione di un dolore molto forte …

Spicca quasi, anche nella sua stessa autobiografia, così poco autobiografica, come scrive Cortellessa, un famoso componimento all’interno della raccolta Variazioni Belliche, che in pochi versi narra la sua vicenda di esiliata, orfana, profuga ed emarginata. “Nata a Parigi travagliata nell’epopea della nostra generazione/fallace. Giaciuta in America fra i ricchi campi dei possidenti/ e dello Stato statale. Vissuta in Italia, paese barbaro. / Scappata dall’Inghilterra paese di sofisticati. Speranzosa / nell’Ovest ove niente per ora cresce”.

Si intuisce quindi la definizione di Anedda quando descrive il Novecento come il secolo degli inseguiti. La fuga di Amelia sarà poi, alla fine della sua vita, una fuga di morte come quella di Paul Celan.  Era figlia di Carlo Rosselli antifascista che con il fratello Nello vennero uccisi in esilio, il 9 giugno del 1937, durante un’imboscata tesagli dagli Incappucciati, spie al soldo del regime fascista. Lei era nata in Francia a Parigi nel 1930. Sua madre era Marion Cave, un’inglese, conosciuta dal padre al circolo della Cultura di Firenze. Negli agli anni ’90 Amelia Rosselli contesterà le qualifiche di apolide e cosmopolita usate da Pier Paolo Pasolini nel 1963, nel presentare quello che l’anno dopo sarà il suo primo libro: Variazioni Belliche. “Io rifiuto per noi quest’appellativo: siamo figli della seconda guerra mondiale. Quando sono tornata in Italia mi sono molto sentita legata a Roma. Cosmopolita è chi sceglie di esserlo … Noi eravamo dei rifugiati”.

Una fuga la sua, nei primi quindici anni di vita che la fece viaggiare in più paesi: Francia, Gran Bretagna, Canada e Stati Uniti e  le fece conoscere e scrivere in più lingue, come si è visto con la raccolta in inglese Sleep.

Alla fine degli anni Settanta poco prima di comporre il suo pometto dal titolo musicale Improptu aveva dichiarato: Non mi riconosco più scrittrice da cinque anni … Non sento di avere talento, ora. É come non riuscire a parlare una lingua. É terribile”.

 La vita dell’autrice è ricca di passioni e di dolori. Studia musica, nel tentativo di impossessarsi di una lingua universale, pubblica saggi di musicologia e sulla scia in Lucania, di Ernesto de Martino e del poeta contadino e sindaco Rocco Scotellaro, suo caro amico morto prematuramente, penserà di costruire uno strumento musicale capace di catturare gli armonici naturali non considerati dal sistema occidentale. Dipingerà anche facendosi ispirare da Kandinskij …

Amalia comincerà in seguito a soffrire di una malattia psichica che comunque, come dimostra  Michael Foucault,  in un suo testo del 1964, e come sostiene anche il critico Cortellessa “non appartiene” alla sua opera, considerato che come afferma Foucault: “la strana vicinanza tra follia e letteratura non equivale alla loro identità”.

I testi della scrittrice sono raccolti in L’opera poetica, il “Meridiano” Mondadori, curato nel 2012 da Stefano Giovannuzzi con Francesco Carbognin, Chiara Carpita, Silvia De March, Gabriella Palli Baroni ed Emmanuela Tandello. Adorno aveva scritto: “tutte le opere d’arte, e l’arte complessivamente sono enigmi”, e “poche opere quanto quella della scrittrice”, aggiunge Cortellessa, paiono confermare questo assunto”.

La pubblicazione “Con l’ascia dietro le nostre spalle” appartiene alla nuova collana OILÀ, curata da Chiara Alessi per Electa che fa conoscere le storie di figure femminili, protagoniste del Novecento.

Oilà ha già raccontato: Vanessa Bell, Lisetta Carmi, Anna Castelli Ferrieri, Lico Covo Steiner, Niki de Saint Phalle, Rosa Genoni, Elena Gianini Belotti, Lora Laam, Eva Mameli Calvino, Germana Marucelli, Amelia Rosselli, Goliarda Sapienza e Elsa Schiaparelli.

 In questi giorni vengono pubblicati  i piccoli volumi dedicati a Francesca Alinovi, Irene Brin e Cini Boeri.

                                                                   Patrizia Lazzarin